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Le date non sono semplici numeri sul calendario. Qualche volta parlano: e così la manifestazione decisa da Cgil, Cisl e Uil – indetta a una settimana dal vile assalto squadrista alla Confederazione di corso d’Italia – è caduta fatalmente nel giorno, il 16 ottobre, dell’anniversario del terribile rallestramento nazista del 1943 nel ghetto ebraico di Roma. Chissà se anche questa ricorrenza ha spinto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a salire sul palco di una manifestazione per la prima volta con una cravatta rossa, come lui stesso ha detto conversando con i giornalisti lungo il corteo che da piazza dell’Esquilino è arrivato nella tarda mattinata a piazza San Giovanni.
“Questa è una piazza molto bella, è una piazza che parla a tutto il paese”, ha esordito Landini dal palco. Non solo una risposta allo squadrismo fascista, ma qualcosa di più: “Rappresenta tutta l’Italia che vuole cambiare”. Essere antifascisti non significa, infatti, “essere contro qualcuno, ma essere per la democrazia e per le garanzie sancite dai diritti della Costituzione”.
C’è un filo rosso che ha unito il discorso del leader della Cgil, spesso punteggiato dagli applausi della piazza: lottare contro il fascismo significa lottare per la democrazia e alla base di questa lotta c’è la dignità delle persone, il lavoro, la cultura. Proprio per questo, perché lo squadrismo non faccia più paura, serve una fase di grande cambiamento sociale nel nostro paese, a partire dalla grande emergenza del lavoro: “Un lavoro sicuro e non precario”. Il primo atto, però, non può che essere uno: “Le forze che usano violenza e si richiamano al fascismo devono essere sciolte”.
La parola cambiamento ricorre più volte tra quelle usate da Landini, un cambiamento che ovviamente in epoca di globalizzazione non può riguardare solo il nostro paese: “Questa è una piazza europa e internazionale, che chiede un’Europa del lavoro, dell'inclusione, della pace, dei diritti umani”, ha sottolineato. Proprio per questo, ha scandito tra gli applausi, “vogliamo la verità su Regeni e pensiamo sia giunta l’ora di costruire una rete antifascista e democratica continentale”.
Nella seconda parte del suo intervento, il segretario generale della Cgil ha spiegato quali sono i cambiamenti necessari per una società più giusta. Cominciando ancora una volta dall’Europa: “Non dobbiamo tornare all’austerity, al prima della pandemia. Gli investimenti straordinari non debbono essere una parentesi, ma devono servire per costruire l’Europa sociale e del lavoro”.
Diventa cruciale dunque capire quale lavoro si crea con lei risorse del Pnrr: “Su 500 mila nuovi posti di lavoro l’80% sono a termine – ha attaccato –. Non va bene: dobbiamo creare lavoro stabile”. Lavoro stabile e anche sicuro: “Mentre siamo qui, un’altra persona è morta sul lavoro. È inammissibile”. Con il nuovo decreto che inasprisce il giro di vite sulle aziende che non rispettano le regole, ha detto, “abbiamo ottenuto un risultato importante. Ma non basta. Bisogna prevenire, e dunque la salute e la sicurezza devono diventare un vincolo e non un costo”. Così come un vincolo deve essere che “gli investimenti siano fondati sulla sostenibilità ambientale come fattore di un nuovo modello di sviluppo”.
Non è neanche tollerabile che 5 milioni di lavoratori vivano sotto la soglia della povertà: “Questo vuol dire che il modello sociale è sbagliato e noi non possiamo accettarlo”, perché “disagio sociale e precarietà indeboliscono le democrazie”. E si torna dunque al tema: lotta per il lavoro dignitoso come parte fondamentale di una lotta per una democrazia compiuta.
Landini, dunque, si è rivolto al governo chiedendo interventi precisi. Il primo riguarda le multinazionali, “che dalla sera alla mattina chiudono e licenziano non perché non hanno lavoro ma per delocalizzare e fare più profitti”. Questo non è tollerabile e servono “provvedimenti straordinari perché nessun posto di lavoro venga perso”. Se poi i grandi gruppi decidono di andarsene “devono favorire la nascita di altre attività e fino ad allora le persone non devono essere lasciate da sole”. Poi una battuta anche su Alitalia: “Con i soldi pubblici si sta dando vita a una nuova società, partita però mettendo in discussione il contratto nazionale di lavoro”. Per i lavoratori si prospettano “metà diritti e metà salario e il governo deve intervenire perché ciò non avvenga”.
Dignità del lavoro, dunque, a partire dalle retribuzioni. “Non possiamo passare dalla pandemia del virus a quella salariale: serve una redistribuzione della ricchezza, il che vuol dire rinnovare i contratti pubblici e privati e fare una serie riforma del fisco”. Una riforma che ha due passaggi essenziali: “Combattere l’evasione fiscale e produrre un effetto chiaro: aumentare il netto in busta paga negli stipendi e nelle pensioni”.
Dopo aver toccato il tema della necessità di estendere il divieto del massimo ribasso anche agli appalti pubblici, di riformare in modo equo pensioni e ammortizzatori sociali, di combattere senza tregua i femminicidi e di fare un grande investimento sulla scuola, proprio a partire da quest’ultimo punto Landini ha chiuso il suo intervento dedicando la giornata di oggi ai giovani, “alla loro speranza di poter vivere in un paese senza guerre e senza fascismi, di studiare, sognare e potersi realizzare nel lavoro che fanno”. Cultura, lavoro dignitoso e futuro: così si combatte il buio che si nasconde dentro a ogni fascismo.
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