Lo sviluppo delle telecomunicazioni e le tecnologie digitali sono considerati tra i gangli principali di un sistema di sviluppo che sarebbe per l’Italia una leva della ripresa. Sono settori che hanno risentito della crisi scatenata dalla pandemia da Covid-19, ma in misura minore di altri comparti e per essi si prevede una ripresa rapida proprio per il valore che hanno assunto. Anche per questo motivo è opinione diffusa che il nostro Paese non può perdere un’occasione che darebbe impulso all’economia ammodernando i processi produttivi nell’industria, nei servizi e nella pubblica amministrazione, con particolare attenzione alla sanità e alla scuola. Di questo parere è anche Fabrizio Solari, segretario generale di Slc - il sindacato dei lavoratori della comunicazione della Cgil -, per il quale inoltre bisognerà non dimenticare i diritti dei cittadini e dei lavoratori, proprio per il valore di cambiamento che assume un processo di accelerazione come quello sollecitato.
Serve quindi la volontà di realizzare un piano straordinario che preveda un governo di sistema e metta fine al divario digitale nella Penisola e al dibattito in corso sui protagonisti della costruzione della rete di nuova generazione. Per il sindacato l’operazione dovrebbe prevedere il coinvolgimento di un ‘campione nazionale’ che guidi la modernizzazione, riparando anche ai danni provocati dalla privatizzazione di Tim, azienda che oggi potrebbe essere recuperata attraverso l’intervento di Cassa depositi e prestiti che porti alla fusione con OpenFiber, una società sostanzialmente già pubblica. L’impegno nell’attuazione di una rete di nuova generazione porterebbe alla digitalizzazione del Paese anche in funzione dell’avvento imminente del 5G, la tecnologia di telefonia mobile e cellulare di quinta generazione attorno alla quale ruotano finanche vicende e rapporti di carattere internazionale.
Meta finale le cosiddette smart city, le città intelligenti che proprio grazie all’uso delle tecnologie avanzate e del 5G possono vedere realizzati interventi urbanistici e architettonici che li dotino di piani e infrastrutture per ottimizzare la rete dei servizi pubblici, della mobilità come della sanità, per coloro che vivono in piccoli e grandi centri. L’auspicio condiviso da molti è quello di tendere a un’omogeneità sul territorio e sanare quei gap che tanto penalizzano il nostro Paese a livello internazionale.