Quando il privato chiama, la destra risponde, anche se in ballo c’è la salute delle persone. È per questo che oggi il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti sfodera, in prima pagina, il solito attacco alla Cgil: “Delirio Cgil: esulta per lo stop ai tamponi privati”. E ancora: “Stop test nelle cliniche private. La Cgil esalta l’odio di classe. Il sindacato rosso fa bloccare le diagnosi rapide”. Una castroneria dietro l’altra. Perché quello che è stato bloccato dalla Cgil in Umbria è stato il test rapido sugli anticorpi che, al momento, anche secondo la più recente circolare ministeriale – evidentemente non pervenuta a chi ha firmato l’articolo – non può sostituire il tampone per individuare la positività al Covid-19. Quello che può fare, invece, è arricchire le casse dei privati. Ma andiamo con ordine.

Qualche giorno fa una clinica privata di Perugia fiuta l’affare e pubblica un annuncio dando notizia della possibilità di prenotare un test rapido per diagnosticare il coronavirus. Niente tampone. Solo un esame degli anticorpiPrezzo maggiorato rispetto al solito: 70 euro anziché 15. Ma la paura è tanta e fioccano le richieste. Almeno per chi se lo può permettere. Il titolare promette di poterne fare 5 mila. Calcolatrice alla mano sono 350 mila euro.  La Cgil Umbria, scoperta la vicenda, solleva il caso e interpella la Regione e la prefettura. Nel giro di ventiquattro ore partono le ispezioni e alla fine la giunta a trazione ultraleghista decide per lo stop e chiede un chiarimento al Ministero della salute. La risposta arriva a stretto giro: “Allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica”, si legge nel documento, i testi rapidi anticorpali non sono sostitutivi del tampone. Fine. Punto. Sfumano i 350mila euro per la clinica in questione ma evidentemente il giro d’affari sarebbe stato ben più ampio.

“Visto l’enorme ritardo del sistema sanitario pubblico nello screening della popolazione attraverso tamponi e test, alcuni privati si sono mossi per renderli disponibili a pagamento”, scrive Paolo Bracalini sul Giornale di oggi, e si stupisce perché invece di una “medaglia al merito per i privati che sopperiscono così alle inefficienze e ai ritardi del pubblico” siano arrivati i Nas e la Asl. “Sono sconcertato. – risponde Vincenzo Sgalla che guida la confederazione umbra – Noi abbiamo visto degli annunci che pubblicizzavano i test come fossero cioccolatini e ci siamo semplicemente posti un problema che era innanzitutto scientifico, legato al valore di quegli esami diagnostici. Uno screening serio per contrastare il contagio deve essere coordinato, complessivo e articolato. Non certo affidato alle logiche del libero mercato”.

Intanto, però, il piano del ragionamento è stato già piegato. Per il Giornale siamo tornati al vecchio schema: il privato che funziona, il pubblico inefficiente, così sorvola sulla speculazione del costo dei test o sul fatto che in Umbria proprio la Cgil si stia battendo perché le cliniche private facciano la loro parte nel contrasto all’emergenza anziché chiedere la cassa integrazione. “L’assurdo – continua Sgalla – è che sono almeno due settimane che seguiamo la discussione tra la Regione e le strutture private . E siamo noi a sollecitare il coinvolgimento dei privati ma all’interno di un protocollo scientifico e non sulla base della mera voglia di profitto di alcuni”. “È ignobile il comportamento dei privati che cercano di speculare ed è inaccettabile che sulla vita e sulle paure dei cittadini si voglia continuare a fare cassa in un momento così delicato per la salute collettiva”, aggiunge lasegretaria nazionale della Cgil Rossana Dettori

Intanto quello del Giornale è solo l’ultimo attacco. L’assalto è partito dai social: in massa nella notte tra sabato e domenica, sono stati centinaia i commenti al post della Cgil Umbria che annunciava la decisione della Regione. I profili di chi ha scritto si richiamano ai simboli della destra, alcuni sono falsi, altri dichiaratamente sovranisti, pubblicati contemporaneamente, molti pare proprio da Veneto e Lombardia. Invocazioni alla Thatcher, alla Lady di Ferro, ai manganelli sulle gengive dei sindacalisti, al fuoco e alle fiamme per bruciare il sindacato. C’è l’intero bestiario dello squadrismo online che si muove organizzato e compatto. A proposito di odio di classe è possibile che troppo presi dal pericolo socialista i colleghi del Giornale sottovalutino quello fascista. Oppure no.