PHOTO
“Non siamo bestie! Qui si muore o di fuoco o di freddo!”. È quanto gridano i migranti della tendopoli di San Ferdinando ogni volta che scendono in piazza a manifestare la loro rabbia e la loro frustrazione con al loro fianco i sindacati. Sono uomini, donne e ragazzi che hanno affrontato lunghi viaggi in cerca di lavoro e di condizioni di vita migliori e che, invece, molte volte hanno persino trovato la morte in tragedie annunciate da un copione sempre troppo simile a quello che lo ha preceduto.
Moussa Ba, ragazzo senegalese di 29 anni, morto nell’incendio della sua baracca è solo l’ultima delle vittime di un sistema che non tutela gli immigrati, specchio di un Paese che sembra aver perso la sua anima e la sua umanità. Da tempo si parla del superamento delle baraccopoli, ma agli annunci non sono mai seguite azioni concrete. Per questo riteniamo che sia doveroso riprendere la strada dell’integrazione e smontare la propaganda xenofoba, razzista e fascista che vuole solo ghettizzare, infangare ed eliminare gli immigrati.
A tale scopo, la segreteria della Fisac Cgil di Roma e Lazio ha deciso di organizzare, quale momento di confronto e riflessione, un incontro con Giuseppe Lavorato, ex sindaco di Rosarno, che ha scritto una delle pagine più nobili della storia recente del nostro Paese, tenendo alta – anche a rischio della propria vita – la battaglia per la giustizia sociale, per un equo salario e per i diritti di tutti i lavoratori contro ogni forma di criminalità organizzata. Non sarà un incontro sulla memoria, perché il dramma sociale che ha determinato le lotte di Lavorato è ancora vivo e si ripropone praticamente ogni giorno, a fronte dell’incapacità di affrontare in modo credibile ed efficace la tragedia di una condizione disumana in un territorio permeato dalle mafie.
Lo sfruttamento, il razzismo, le nuove forme di fascismo e il decadimento culturale che attraversano questi nostri tempi, ci spingono a dire un forte no a tutto questo e ci impongono di lottare per l’affermazione democratica dei diritti umani. L’iniziativa (“Rosarno: conflitti sociali e lotte politiche in un crocevia di popoli, sofferenze e speranze”) si terrà sabato 23 febbraio alle ore 10.30 a Roma, presso il Museo storico della Liberazione di via Tasso 145, luogo simbolo dei valori democratici del nostro Paese. Oltre a Giuseppe Lavorato, parteciperanno Aldo Tortorella, partigiano ed ex deputato, Antonio Parisella, presidente del museo, Selly Kane, della Cgil nazionale, Siddique Nure Alam, segretario generale della comunità bengalese in Italia, Michele Azzola, segretario generale Cgil Roma e Lazio, e Giuliano Calcagni, segretario generale Fisac Cgil.
Confidiamo in un’ampia partecipazione dei cittadini democratici della capitale. Sarebbe un segnale importante, un modo intelligente di opporsi alle politiche sull’immigrazione portate avanti dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, assai poco interessato alla ricerca di soluzioni concrete al problema dell’integrazione, ancor meno di gettare le basi per un’accoglienza giusta ed equa, impegnato quasi esclusivamente ad affrontare un’emergenza che interessa il nostro Paese assieme all’intera Europa con le sole armi della propaganda, valutando semplicemente il consenso che potrà fruttargli l’affrontare la questione in certi termini e non in altri.
Sarebbe necessario invece portare il dibattito politico a un livello più concreto, mettere subito in atto soluzioni volte a evitare dannose strumentalizzazioni e, soprattutto, affermare che l’Italia è uno Stato civile, che la sua Costituzione riconosce e valorizza i principi di accoglienza e integrazione. Sarebbe necessario chiedere con forza l’applicazione della legge sul caporalato, frutto di tante denunce e di tante battaglie portate avanti dalla Cgil, consapevoli come siamo del fatto che ogniqualvolta un migrante è ricattabile e costretto a vivere in condizione di assenza di diritti lo si consegna automaticamente nelle mani di mafie e malaffare. Sarebbe infine necessario spiegare ai cittadini italiani che i migranti rappresentano una risorsa per l’economia del nostro Paese e, in quanto esseri umani, andrebbero riconosciuti loro tutti i diritti.
Daniela Untolini e Cristiano Dani, Fisac Cgil Roma e Lazio