Puntata n. 19/2024 – È ufficiale, l’aeroporto di Milano Malpensa è stato intitolato a Silvio Berlusconi. Questo è l’unico blitz del governo, in un Paese dove ogni giorno ci sono oltre 1660 infortuni sul lavoro, stando soltanto a quelli denunciati all’Inail
In Italia ogni giorno vengono denunciati più di 1.660 infortuni sul lavoro
Infortunio sul lavoro in un cantiere navale di Viareggio. Intorno alle ore 14 di oggi un giovane di 22 anni si è procurato una grave ferita a una mano mentre utilizzava una troncatrice nella ditta Next Yacht. Secondo fonti sanitarie, il ragazzo avrebbe riportato una sub-amputazione. Il giovane operaio è stato trasferito in codice rosso con l'elisccorso all'ospedale fiorentino di Careggi. Grave infortunio sul lavoro a Sirmione, in provincia di Brescia. Questa mattina, alle 8.32, in via Caio Valerio Catullo, un 37enne è precipitato da un'altezza di 4 metri, riportando un trauma cranico, al volto, torace, bacino e braccio. Un operaio di 54 anni è rimasto ferito questa mattina intorno alle 10.45 mentre stava lavorando all'interno di una azienda chimica specializzata in produzioni di colori, smalti e inchiostri da stampa di Cinisello Balsamo, nel Milanese. L'operaio, per cause in corso di accertamento, durante una manovra è stato investito su alcune parti del corpo dalla fuoriuscita di ossido di titanio e resina poliuretanica. Quelli che avete ascoltato sono i lanci di agenzia di tre gravi infortuni sul lavoro occorsi nel nostro paese nelle giornate di martedì e mercoledì scorsi. In Italia le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail al 31 maggio scorso sono state 251.132. Fanno oltre 1660 infortuni al giorno. E parliamo soltanto di quelli denunciati. Per cambiare il lavoro e renderlo sicuro, stabile, tutelato e dignitoso la Cgil ha proposto quattro quesiti referendari e raccolto centinaia di migliaia di sottoscrizioni a sostegno. Avete ancora un pugno di giorni per firmare. Potete farlo anche online. Che aspettate?
Il più grande spettacolo dopo Le Pen
I francesi respingono l’onda nera, ancora una volta impariamo la lezione dai nostri cugini d’oltralpe. Il sassolino del direttore di Collettiva Stefano Milani
Allacciatevi le cinture e tappatevi bene le orecchie all’annuncio del decollo dall’aeroporto internazionale Silvio Berlusconi fu Malpensa. Ultimo viaggio verso il nuovo scalo parigino intitolato a Robespierre. Volo di sola andata verso la rivoluzione proletaria. Sorvoleremo l’onda nera, schivando perturbazioni nazionaliste ed evitando vuoti di memoria. Atterreremo dolcemente in terra gallica sorseggiando un rinfrescante champagnino. C’è vita oltre confine. Alla faccia di analisti pavidi e sondaggisti frettolosi. Ci hanno pensato la partecipazione e la democrazia a ristabilire le giuste distanze. A respingere il destino malsano a suon di Marsigliese. La ricetta è presto detta: salario minimo, pensione a 60 anni, tasse sulle grandi ricchezze, riconoscimento dello Stato di Palestina. Fronte popolare italiano di un domani chissà… prendiamo appunti, per favore.
Non spaccherete l’Italia
“La nostra è una battaglia per affermare la libertà delle persone. Penso che raggiungeremo ampiamente l'obiettivo”. A dirlo è stato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, sul rischio che non si raggiunga il quorum sul referendum contro l'autonomia differenziata. “È importante che i cittadini siano messi nella condizione di poter partecipare, votare e decidere sulla loro vita, sui loro diritti e sulla loro libertà. Questo, il referendum lo permette. E credo che ci siano tutte le condizioni per raggiungere l'obiettivo di portare a votare la maggioranza degli italiani, proprio perché quello che sta succedendo è la messa in discussione della loro libertà e dei loro diritti. È necessario cancellare la legge che il Parlamento ha votato sull'autonomia differenziata, perché non è quello di cui abbiamo bisogno e perché il Paese ha bisogno di essere unito e ha bisogno di politiche di sistema, non di contrapporre le persone con ulteriori divisioni”.
Tre leoni in gabbia o fuori?
Un mese dopo l’elezione del nuovo parlamento europeo si sta consumando l’ultimo atto del campionato europeo di calcio. A contendersi la coppa domenica sera a Berlino saranno Spagna e Inghilterra. I tre leoni non alzano un trofeo dal 1966 quando vinsero il mondiale in casa. Allora come oggi i laburisti ebbero la meglio alle elezioni. Alzare quella coppa significherebbe anche cancellare l’onta della sconfitta in casa del 2021 in una finale persa ai rigori contro l’Italia. Premier di allora Boris Johnson. Keir Starmer dopo aver annientato i tories con un trionfo alle urne riuscirà a intestarsi il buon auspicio di un successo sportivo atteso 58 anni? Considerando il disastro della Brexit potrebbe rappresentare il primo passo felpato e pentito dei tre leoni verso l’unione tradita? Chi lo sa. Magie dello sport. Poi magari alla fine vince la Spagna e il nostro è stato soltanto un gioco. La palla è rotonda. E se i tifosi inglesi in barba alla scaramanzia canticchiano da giorni football’s coming home, il calcio sta tornando a casa, in tanti sperano che Londra, passando da Berlino, possa fare ritorno a Bruxelles.
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