La sperimentazione della filiera tecnologico-professionale – che si può facilmente tradurre in “meno scuola, più azienda” – è ormai diventata una vera e propria ossessione di questo governo. E così, insieme alle pressioni sui collegi docenti per attivare i percorsi quadriennali, il ministero dell’Istruzione e del merito ha deciso di spostare in avanti le iscrizioni scolastiche che quest’anno si potranno fare dal 21 gennaio al 10 febbraio.

Segreterie oberate

Alla base di questa decisione c’è un aspetto che ha una ricaduta pesante sui lavoratori e le lavoratrici della scuola, in particolare per le segreterie che, per colpa della tardiva pubblicazione dell’avviso per partecipare alla sperimentazione, non hanno avuto tempo per procedere all’adempimento delle numerose procedure che interessano la filiera. Non va dimenticato poi che le stesse segreterie in queste settimane sono sotto pressione per i progetti legati al Pnrr, il tutto in un contesto in cui, anche in condizioni di “normale” attività, gli organici sono sottodimensionati, nonostante la legge di bilancio abbia rimandato al 2026-27 tagli per 2.174 lavoratori.

Perché i ritardi

Nonostante l’entrata in vigore della legge 121/2024 che istituisce la filiera tecnologico-professionale, il ministero dell’Istruzione ha dovuto prevedere un piano nazionale di sperimentazione per dare continuità al piano avviato lo scorso anno con il dm 240 del 7 dicembre 2023. Tuttavia la modulistica prevista non era a disposizione delle scuole nella fase delle deliberazioni collegiali per l’approvazione del Piano triennale per l’offerta formativa (il Ptof). Di qui i ritardi e la necessità di prorogare i termini per le iscrizioni.

Flc Cgil: basta pressioni

Duro il commento della Flc Cgil: “Ancora una volta, quasi fossimo in una sorta di déjà vu, vengono riproposte le medesime pressioni e forzature a cui abbiamo assistito nella fase delle iscrizioni per l’anno scolastico 2024/25. Infatti, pur di incrementare le adesioni delle istituzioni scolastiche statali e/o paritarie dell’istruzione tecnica e professionale all’apposito avviso nazionale rispetto al flop della prima sperimentazione, con la nota 208 del 3 gennaio 2025 il ministero ha deciso di forzare la tempistica prevista per tutti i gradi di scuola e spostare in avanti la finestra temporale per la presentazione delle domande di iscrizione”.

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Come detto gli adempimenti che toccano alle scuole sono numerosi e complessi, perché si tratta di rivedere completamente curricoli, piani orari e calendari scolastici.

“L’’esperienza e l’impegno profusi in questi mesi meritano rispetto. Il lavoro di progettazione delle scuole non può essere improvvisato, in particolare quando, come in questo caso, non si tratta di adempimenti burocratici, ma è necessario avviare una complessa sperimentazione che richiede analisi del contesto e una revisione complessiva del curricolo”, attacca il sindacato della conoscenza della Cgil.

La sperimentazione si può rifiutare

Ma le questioni in campo non sono ovviamente solo quelle, pur fondamentali, di carattere organizzativo. L’adesione alle sperimentazioni quadriennali ha registrato un vero e proprio flop: su mille potenziali nuove classi, ne sono state autorizzate complessivamente per tutti gli indirizzi 243, mentre rispetto alle 192 classi autorizzate (poi 175 effettive) ai sensi dei dm n. 567/2017 e n. 89/2018, è stato chiesto il rinnovo per sole 98 classi”. È la dimostrazione che la comunità educante ha a larghissima maggioranza sonoramente bocciato un’idea di scuola siffatta.

In questa curvatura verso il mercato del lavoro con la filiera si produce, infatti, una regionalizzazione e ridimensionamento dell’autonomia scolastica (“in anticipo” su ciò che potrebbe accadrà con l’autonomia differenziata); la subordinazione ai bisogni formativi delle imprese declinati per giunta, in chiave localistica; addirittura l’inserimento di enti di formazione privati nella programmazione di percorsi formativi finora di competenza esclusivamente statali.

Per contrastare questo disegno la Flc Cgil ha predisposto una bozza di delibera adottabile dai collegi docenti per rigettare la sperimentazione. Una battaglia che non riguarda solo questo pezzo pur importante dell’istruzione, perché in filigrana vi si legge un’idea complessiva di scuola antitetica a quella delineata nella Costituzione: una scuola che educa cioè alla cittadinanza, alla condivisione democratica, non piegata a un obiettivo di cortissimo respiro come quello dell’addestramento professionale che è il nucleo ideologico dei percorsi quadriennali voluti da Valditara. D’altra parte, non va dimenticato che alla Camera giace una proposta di legge che punta a ridurre a 4 anni la durata di tutti i percorsi di istruzione secondaria superiore.

In questo senso, la scuola in 4 anni va “letta insieme” alle nuove linee guida sull’educazione civica, agli inasprimenti disciplinari, al liceo del made in Italy, al codice di condotta dei dipendenti pubblici, alla commissione per la revisione dei programmi. Un disegno coerente che va contrastato con tutti gli strumenti democratici che si hanno a disposizione.