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Prende il via oggi 1° aprile a Latina in corte d’assise il processo per l’omicidio di Satnam Singh, il bracciante agricolo indiano di 31 anni morto dissanguato il 17 giugno dell’anno scorso, dopo aver perso un braccio tagliato da un macchinario.
L’imputato è uno: Antonello Lovato, il datore di lavoro di Satnam, che il 17 giugno 2024 non ha chiamato i soccorsi. Dopo che Satnam è rimasto agganciato a un macchinario a rullo, che gli ha tranciato di netto il braccio destro, non lo ha portato all’ospedale. Dopo l’incidente, ha caricato il lavoratore sul furgone con il braccio sistemato in una cassetta della frutta e li ha abbandonati davanti alla sua abitazione a Cisterna. Dopo il gravissimo infortunio, ha lasciato che morisse. Per questo è accusato di omicidio volontario nelle forme del “dolo eventuale”.
Tante parti civili
Una tragedia dal valore simbolico che ha bucato il muro del silenzio e svelato al grande pubblico il sistema dello sfruttamento nelle campagne del pontino. Un contesto nel quale oltre all’illegalità regna anche la disumanità. La Cgil, nazionale, Frosinone Latina, Roma e Lazio, la categoria Flai che rappresenta i lavoratori dell’agroindustria, due fratelli della vittima, i Comuni di Latina e di Cisterna, altre associazioni e organizzazioni hanno depositato la richiesta di costituzione di parte civile.
Il sindacato chiede giustizia
In contemporanea con l’apertura del processo il segretario generale della Cgil Maurizio Landini partecipa al presidio promosso da Cgil e da Flai Cgil Frosinone Latina “Verità e giustizia per Satnam Singh”, davanti alla sede del tribunale in piazza Bruno Buozzi alle 9.
“Il sindacato è presente in tutte le sue articolazioni, vogliamo farci sentire e fare in modo che i riflettori siano tenuti accesi a lungo su questa vicenda – afferma Giuseppe Massafra, segretario generale Cgil Frosinone Latina -. Quanto accaduto a Satnam è un fatto di particolare efferatezza e denuncia un sistema basato sullo sfruttamento. Il processo impone di fare giustizia per una vita spezzata ma anche di fare qualcosa subito per tutti coloro che vivono in quelle condizioni nel nostro territorio. La procura della Repubblica nella sua inchiesta ha scritto che la legalità qui rappresenta l’eccezione. Ci aspettiamo che questa realtà venga ribaltata, e cioè che il principio di legalità diventi la normalità”.
Le storture del decreto flussi
Sfruttamento e caporalato sono all’ordine del giorno nelle campagne italiane, l’Agropontino non fa eccezione. I numeri del dossier della campagna Ero straniero mostrano come il sistema di ingresso dall’estero per lavoro continui a creare illegalità diffusa: nel 2023 a livello nazionale le domande di ingresso per lavoro sono sei volte di più rispetto alle quote fissate dal governo con il decreto flussi e solo il 23,52 per cento delle quote si è trasformato in permessi di soggiorno e impieghi stabili e regolari.
Stagionali e invisibili
“Nella provincia di Latina, siamo al 13 per cento – spiega Laura Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina -, un tasso di successo bassissimo. Questo vuol dire che solo 13 su 100 persone arrivano qui con un visto regolare, richieste da aziende agricole, riescono a completare la pratica e a ottenere un permesso di soggiorno. Tutti gli altri stagionali finiscono nell’illegalità, sotto ricatto, sfruttati come era Satnam. Tutte le modifiche della Bossi-Fini fatte negli anni non sono servite a niente, una riforma di questa legge che è vecchia e datata, è necessaria oltre che urgente. Noi continuano a raccogliere denunce e segnalazioni e a presentare esposti, mentre tantissimi lavoratori sono in attesa di permesso di soggiorno. A quando le risposte?”.
Giudizio immediato
Il processo è con giudizio immediato richiesto dalla procura, cioè senza udienza preliminare, e vede comparire l'imputato direttamente davanti ai giudici per la fase dibattimentale. Saranno presenti anche 32 testimoni, 22 dalla pubblica accusa e 10 dalla difesa di Lovato.
“Abbiamo piena fiducia nella magistratura – afferma Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil - e quindi ci aspettiamo un processo giusto che però dia un segnale forte a quel territorio e in generale a tutto il Paese affinché tragedie di questo tipo non si verifichino più. Soprattutto ci auguriamo che possa essere da monito alle istituzioni e al governo perché si impegnino a realizzare maggiori controlli e ad applicare la legge 199 (sul contrasto al caporalato, ndr) anche nella parte preventiva, con l’istituzione di sezioni territoriali in tutta la Penisola. Parliamo di una legge approvata nel 2016 che ancora oggi risulta inapplicata per una grande parte. Mi chiedo come questo sia possibile in Paese civile”.
“È un processo che avrà un risalto fortemente mediatico – conclude Mininni -, ma non mi illudo che possa cambiare le cose, perché lo stesso è avvenuto con la morte di Paola Clemente: il clamore mediatico non corrisponde poi a un impegno importante e coerente dello Stato. Quindi c’è bisogno di cambiare il modello produttivo ma anche di considerare il lavoro per il suo aspetto etico e di rispetto delle persone. La competizione sfrenata, lo sfruttamento e il caporalato mortificano ogni giorno il lavoro, sia per gli italiani che per gli immigrati e noi dovremmo essere capaci di non far dimenticare che la morte di Paola Clemente e di Satnam Singh non possono essere cose normali in un Paese ricco e avanzato come il nostro”.