Anche la Cgil Puglia ricorda, in occasione della prima Giornata Nazionale in memoria delle vittime della pandemia da Covid, quanto la violenza della pandemia abbia colpito in modo particolarmente duro le categorie dei lavoratori della sanità e dei pensionati. Lo dicono i dati nazionali dell’Inail e lo confermano anche i njumeri della regione che conta 5.245 denunce di infortunio da Covid presentate all'Istituto al 31 gennaio, 25 con esito mortale.
 
“Insieme ai pensionati, categoria in assoluto più colpita dal virus, i dati Inail fanno riferimento in gran parte a lavoratori della sanità, medici, infermieri, ausiliari ma anche lavoratori dell’agroindustria e personale delle pulizie, costretti ad operare spesso senza adeguati strumenti di protezione, mandati allo sbaraglio nelle prime fasi della pandemia contro un nemico sconosciuto”, è il commento del segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo. “Senza dimenticare i tanti che non hanno potuto denunciare perché sottoposti a rapporti di natura irregolare o che non hanno potuto dimostrare il contagio sul posto di lavoro”.

Il mondo del lavoro in questi mesi “ha attestato la sua importanza per la società senza mai sottrarsi ai suoi doveri e pagando anzi il prezzo più pesante sul versante della salute, per poi tornare ad essere etichettato come mondo di garantiti e irresponsabili ogni qual volta ha richiesto risorse, aumento del personale e condizioni di sicurezza per operare al meglio nella lotta al virus. Ad oggi tanti lavoratori che hanno garantito e garantiscono servizi essenziali non rientrano nelle categorie prioritarie che stanno ricevendo il vaccino, mentre si indaga e si scoprono furbetti che hanno saltato la fila. Proseguendo la fase emergenziale servirebbe un organismo di controllo a livello di Prefetture che possa monitorare costantemente gli infortuni, Covid e non, assieme a un’azione ispettiva costante sul rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro”.