PHOTO
“La bozza di provvedimento sulle liste di attesa sembra una miniriforma che prosegue la strada della privatizzazione del servizio sanitario nazionale. Tra le tante cose che non ci convincono, l’ipotesi di lavorare di sabato o prolungare il proprio orario di lavoro, una possibilità che non ha nulla di nuovo in quanto già avviene. Proporlo significa non sapere come funzionano gli ospedali e come sono organizzati. La vera soluzione sarebbe assumere personale, non si può obbligare lavoratrici e lavoratori ad andare oltre il proprio orario di lavoro superando i vincoli previsti dalla normativa per i tempi di riposo. Non è dignitoso per gli operatori e non è sicuro per i cittadini”. Lo scrive in una nota Barbara Francavilla, segretaria nazionale Fp Cgil, commentando l’ipotesi di provvedimento sulle liste d’attesa.
“C’è un’apertura verso il privato piuttosto corposa, con affidamento anche alle farmacie di grande parte di attività propriamente del territorio, come anche ai laboratori in rete. Sembra più un intervento sull’assistenza territoriale basato sul privato accreditato a cui aumenteranno i budget fino al 5% di spesa dei fondi sanitari regionali al 2026. Quel privato – sottolinea - che non rinnova i contratti ai propri dipendenti, per i quali abbiamo proclamato unitariamente lo sciopero il prossimo 23 settembre, lo stesso privato che cambia di continuo i contratti ai propri dipendenti andando a utilizzare sempre quelli con salari e diritti più bassi”.
“Secondo noi – prosegue Francavilla - l’approccio deve essere diverso e tutelante per i cittadini e per lavoratrici e lavoratori. Se ci si avvale del privato, a quel privato vanno applicate regole certe e vincolanti. Devono essere effettuati controlli affinché non si faccia scempio dei lavoratori che erogano i servizi ai cittadini garantendo la qualità delle prestazioni. Sulle misure di contrasto al fenomeno dei gettonisti, ancora una volta la toppa è peggiore del buco: non si può pensare che per combattere questo fenomeno la soluzione sia consentire di aumentare forme di precariato, dove si dovrebbe invece dare un segnale di cambiamento impedendo forme diverse dalle assunzioni stabili”.
Quanto alle risorse, “sono ampiamente insufficienti. Alcune previsioni non hanno stanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli già presenti nel Fondo sanitario nazionale, quindi si può intuire che verrà imposto alle Regioni di utilizzare le risorse già ripartite, e poi dovranno solo decidere cosa tagliare”, conclude Francavilla.