"Nei mesi scorsi abbiamo elaborato uno studio sul dato occupazionale. Allarmante la stima sulla fuoriuscita di personale dai comparti Aran, alla luce anche delle scelte fatte dal governo, in particolare per le funzioni centrali, ministeri, agenzie ed enti pubblici non economici, per l’effetto combinato del blocco del turn over di questi anni, con il conseguente aumento dell’età media, e i pensionamenti attesi, con le precedenti regole e per l’entrata in vigore di quota 100. In tutti i comparti, nell'arco di quindici anni (2001-2016), la riduzione è stata elevata ovunque, e più ancora nel Lazio, dove si concentra gran parte della pubblica amministrazione. Qui la diminuzione di personale, fra enti locali, sanità e amministrazioni centrali, ha riguardato 34.500 unità, il 18,2% del totale, passando da 189.538 a 155.053 lavoratori. Nei ministeri si è registrata la maggior riduzione, di circa due punti percentuali, rispetto al dato nazionale, ed è in quest’area, dove negli anni non si è provveduto, se non minimamente, a sostituire il personale andato in quiescienza, che anche il dato sull’età media è più preoccupante" Così in una nota la Fp Cgil di Roma e Lazio.


 
"L’età media dei dipendenti pubblici in Italia, di tutti i comparti, è aumentata notevolmente: nel 2016, i dipendenti tra 55 e 64 anni erano il 39,7% del totale, ovvero 2 su 5. Secondo le nostre stime, nel Lazio, al 2016, avevano tra 55 e 64 anni il 43,1% dei dipendenti pubblici, al di sopra della media nazionale. Dal 2019, oltre 66.000 unità entrano nella fascia tra 58 e 67 anni e molti di loro potrebbero accedere al pensionamento, utilizzando la quota 100 con 62 anni di età. Nel dettaglio, nel triennio 2019-2021, avranno tra 58 e 67 anni il 51% dei dipendenti dei ministeri del Lazio, il 43.5% delle agenzie fiscali e il 47.2 degli enti pubblici non economici, come Inps e Inail. Settori come i ministeri, hanno in prospettiva  un livello di pensionamenti superiore al 50% dell'attuale organico e addirittura si paventa l'ipotesi di una paralisi del funzionamento di settori strategici della Pa, come difesa, giustizia, ma anche beni e attività culturali e Mef, dove i concorsi banditi e le conseguenti assunzioni non saranno sufficienti a garantire il ricambio dell'organico e il passaggio delle competenze. Nelle agenzie fiscali, i pensionamenti riguarderanno in particolare i settori della gestione dei servizi all'utenza, e le conseguenti ricadute coinvolgeranno ambiti vitali per le entrate dello Stato. Particolarmente allarmante la situazione all'Inps, dove le uscite del 2019 andranno ad aggravare una carenza di personale che già, ad oggi, è al limite del collasso, con la paradossale conseguenza che i dipendenti pubblici potranno andare in pensione, ma non avremo chi queste pensioni le liquiderà", prosegue il sindacato.
 
"Non si tratta solo di un divario temporale fra pensionamenti e nuove assunzioni, pur slittate al prossimo novembre. È evidente che non sarà possibile recuperare, anche con la riapertura delle assunzioni, tutto quanto è stato perso negli ultimi 10-15 anni. Ed è altrettanto evidente che l’età media continuerà a restare elevata, rallentando il processo di rinnovamento delle funzioni e semplificazione dei processi, che solo investendo su nuove risorse e nuove professionalità può essere possibile. Occupazione giovane e di qualità, per affrontare la mole di attività in settori ad alta specializzazione, come gli enti pubblici non economici, o per risolvere le croniche carenze organizzative e strumentali, come nella giustizia. Proseguiremo nei prossimi giorni con altri focus specifici sugli altri settori per rilanciare la piattaforma unitaria di Cgil Cisl Uil, a partire dal primo punto, #AssuntiSubito, che chiede un piano straordinario di assunzioni in tutta la Pa", conclude il comunicato.