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Il giorno dopo l’annuncio della sospensione dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca, in attesa di un pronunciamento dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), ci si sarebbe aspettati una reazione diversa dal governo. Di fronte ai numeri di questo vaccino – un milione quelli che lo hanno ricevuto e aspettano adesso la seconda dose – e appuntamenti già prenotati annullati dallo stop nell’ordine delle centinaia di migliaia, nessuno ha ben capito che pesci prendere, anche perché la risposta, neanche a dirlo, varia da regione a regione.
“Non c’è fretta per chi ha già ricevuto la prima dose", spiega Andrea Filippi, segretario della Fp Cgil medici, raggiunto al telefono nel pieno di una mattinata complicata: "Quello che è successo non è così strano se pensiamo che questa campagna di vaccinazione è di misura globale. Su 12 milioni, 300 casi di effetti collaterali sono un numero normale, come, purtroppo, lo sono 10 casi mortali. Questi sono eventi fisiologici, stiamo parlando dello 0,002 per cento, una frequenza rarissima per un effetto collaterale. Evitiamo il panico”.
Filippi rimarca che chi ha già fatto l'iniezione, anche "chi l’avesse fatta ieri, non deve assolutamente avere paura, è un evento talmente tanto raro, statisticamente rarissimo, che spesso non è legato al vaccino. E, nel caso lo fosse, dipende da una predisposizione individuale. Del resto, ci deve far riflettere positivamente che in molti Stati abbiano deciso di sospenderlo: questo dimostra che i governi si muovono con la massima cautela”.
E per chi deve fare il richiamo? “Anche in questo caso, niente panico. In realtà la seconda dose non era indispensabile come nel Pfizer, ma serve a potenziare l’effetto della prima e a portarne l’efficacia dal 60 per cento fino al 90. Comunque abbiamo tempo, tre mesi in tutto. Per i primi vaccinati abbiamo ancora almeno un mese e l’Ema si pronuncerà entro lunedì”.
Il messaggio del sindacato è quello di essere pragmatici ed evitare panico ingiustificato. “Il problema è organizzativo e ricade sui medici di medicina generale, cui la somministrazione di AstraZeneca, in molte regioni, era demandata", prosegue Filippi: "Per questo ci vorrebbe una comunicazione come quella che stiamo tentando di fare noi: fare chiarezza e richiamare alla calma, tranquillizzare le persone, partendo dai numeri e dal tempo a disposizione che c’è. Questa risposta dovrebbero darla le Regioni e il governo. Questo è il limite di un’impostazione tutta giocata sull’efficientismo e per nulla sulla solidità e sulla compattezza sociale. Il commissario, il generale Figliuolo, è grave che ancora non abbia detto queste cose. È il limite delle gestioni commissariali e non politiche”.
Intanto le Regioni si muovono in ordine sparso. Ci sono territori, come il Lazio, in cui gli appuntamenti verranno riprogrammati. Altri, come la Toscana, in cui l’orientamento sembra essere quello di cancellare tutto e chiedere di riprenotarsi. Altri ancora, come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, in cui non è chiaro come si procederà. Nelle prossime ore verrà sciolto ogni dubbio. Si spera.