Con oltre 12.000 annunci sulle piattaforme destinate agli affitti brevi, la città di Firenze sta diventando sempre più inaccessibile per i residenti, soprattutto per le famiglie e i lavoratori con redditi bassi. Il fenomeno degli affitti brevi ha avuto gravi ripercussioni sulla disponibilità di alloggi a lungo termine, determinando un’impennata dei costi e una perdita di competenze territoriali. Le persone che lavorano nelle città d’arte, come Firenze, non possono più permettersi di vivere lì, perché i costi degli affitti sono proibitivi. Il problema è particolarmente acuto in un contesto dove la crescente presenza di turisti ha trasformato molti palazzi in "condomini diffusi", aumentando i costi di gestione e creando disagi per i residenti.

Gli affitti turistici spesso non prevedono l’obbligo di cambio di destinazione d'uso, permettendo agli immobili residenziali di essere utilizzati per scopi turistici senza adeguati vincoli normativi.

Questo ha portato a un'esplosione dei prezzi e a una sorta di "espulsione" della classe lavoratrice dal centro. La Cgil di Firenze ha lanciato l'allarme, chiedendo da tempo un intervento deciso, seppure il Comune abbia introdotto un blocco per l’area Unesco, la vera opportunità di regolamentazione arriverà con la nuova legge regionale sul turismo, che potrebbe consentire di intervenire in tutta la città. In tale contesto, le richieste di una normativa che obblighi il cambio di destinazione d’uso per gli immobili destinati ad affitti brevi sono sempre più urgenti. Si tratta di un problema sistemico, che richiede un equilibrio tra il diritto dei residenti e le esigenze del turismo.

È fondamentale che le istituzioni regionali e comunali agiscano in maniera coordinata, con il coinvolgimento di associazioni e sindacati, per proteggere il diritto alla casa e garantire la vivibilità della città.

(Ringraziamo Tommaso Galgani per la collaborazione)

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