“Non è a favore degli armatori, non sposta di una virgola l’attuale impianto regolatorio, né la nostra posizione e né tantomeno la nostra forza di contrasto a una pratica inutile e dannosa per l’intera comunità portuale”. Lo afferma la Filt nazionale sulla recente sentenza del Tar Sicilia, emessa sulle operazioni di rizzaggio e derizzaggio in autoproduzione nei porti.
“La pratica dell’autoproduzione – spiega la federazione dei trasporti Cgil – confligge con l’interesse generale e impatta negativamente sul rispetto della sicurezza e dei diritti dei lavoratori portuali e marittimi. Tuttavia, è noto che la legge la regolamenta nelle operazioni portuali e noi, in tali casi, siamo favorevoli al rispetto dei criteri che ne disciplinano la necessaria e obbligatoria autorizzazione. I presidenti delle Autorità di sistema portuale, in coordinamento con le Capitanerie di porto hanno, quindi, il dovere di monitorare, verificare, controllare e, nei casi di violazione, sanzionare i trasgressori".
"Invece, un problema che merita una riflessione più puntuale – denuncia la Filt – è la scarsa volontà, l’incapacità o la poca autorevolezza delle Adsp, nei confronti delle compagnie di navigazione che utilizzano la bieca arma del ricatto del trasferimento dei traffici, da un porto a un altro, se non assecondati. Concedere l'autorizzazione all'autoproduzione viola la cosiddetta 'Dockers clause', presente nei contratti internazionali siglati dalla federazione internazionale dei trasporti e dalle associazioni armatoriali mondiali”.