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Nel settore del tessile abbigliamento, in tutta Italia, operano 57.946 imprese che impiegano complessivamente 472.252 addetti e creano un fatturato che supera gli 80 miliardi. La filiera della moda italiana è caratterizzata dalla fortissima presenza di imprese di piccola e piccolissima dimensione. “È fondamentale, soprattutto in questa fase, che le Istituzioni sia nazionali che locali investano nella tutela dell’occupazione nel sistema moda, e nel rilancio del settore, finanziando politiche di internazionalizzazione per le piccole e medie imprese più esposte alla crisi”: ha dichiarato Sonia Paoloni segretaria nazionale Filctem Cgil responsabile del settore.
“Il tavolo sulla moda, istituito al ministero dello Sviluppo economico in aprile con le parti sociali – ha continuato la dirigente sindacale -, dovrà essere promotore, con il coinvolgimento anche delle Regioni, di iniziative per rilanciare e sostenere il settore in un’ottica di sviluppo sostenibile che deve contraddistinguere il Made in Italy nel mondo”.
“In provincia di Enna, il tessile negli anni è stato rappresentato da questo mondo di piccole e piccolissime aziende - ha dichiarato il segretario generale Filctem di Enna, Alfredo Schilirò -. Dagli anni 70 agli anni 2000 il polo tessile di Valguarnera e di Gagliano occupavano un migliaio di lavoratori. Dal 1990 fino agli anni 2000, tuttavia, attraverso alcune leggi dello Stato, sono nate nuove aziende, ma alcune di queste, attraverso fenomeni speculativi, una volta esauriti i contributi economici ricevuti, hanno dichiarato lo stato di crisi aziendale e il destino dei loro dipendenti è stato quello della cassa integrazione, della mobilità e del licenziamento per arrivare alla chiusura definitiva dell’azienda. La pandemia ha drasticamente rallentato la produzione, e i fondi di investimento esteri, che in tale contesto hanno trovato forti margini di profitto, si sono totalmente disinteressati delle realtà sociali e lavorative, che sono il cuore e l’anima di queste industrie. La conseguenza è stata che hanno chiuso le produzioni, mantenendo i marchi per rivenderseli e recuperare investimenti. Il dramma non è solamente sociale e di perdita di posti di lavoro, ma si rischia di cancellare e disperdere competenze e professionalità uniche, precludendo riprese future”.
“In questo preoccupante contesto è necessaria una ripresa produttiva che veda coinvolti le aziende, le associazioni di categoria, i lavoratori e le organizzazioni sindacali. È di vitale importanza, che in un settore come quello della moda, nel quale il costo del lavoro incide per oltre il 30% sui costi di produzione, per la salvaguardia della competitività delle produzioni italiane, che il legislatore proceda ad una riduzione del cuneo fiscale. Pertanto, bisogna mettere in campo nuove misure per stimolare, agevolare e sostenere con interventi concreti tutte le iniziative che vanno nella direzione di far crescere le imprese del settore tessile, anche attraverso accordi di rete, consorzi e creazione di nuovi distretti produttivi puntando su innovazione e ricerca”: ha concluso Schilirò..