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23 fiumi esondati, 540 chilometri quadrati di territorio allagati. E poi ancora 17 morti, 70mila persone coinvolte, gente che ha perso tutto o parte della propria quotidianità, casa, macchina, lavoro, azienda, coltivazioni, allevamenti. 16mila le imprese coinvolte. A stilare l’elenco dei danni provocati dall’alluvione in Emilia-Romagna del maggio 2023 è il documento della Commissione tecnica guidata dal professor Armando Brath e nominata dalla Giunta Bonaccini. Un organo al quale è stato chiesto, sostanzialmente, di aiutare la ricostruzione, ripensando il modello, affinché non accada mai più.
“A partire dalla serata del giorno 1 maggio 2023 fino al giorno 3 maggio 2023 – è scritto nelle prime righe del Rapporto – il territorio della Regione Emilia-Romagna è stato interessato da eventi idro-meteorologici di eccezionale intensità che hanno determinato una grave situazione di criticità particolarmente nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna, Bologna, Modena e Reggio Emilia”.
“Nei giorni 16-17 maggio si è verificato un ulteriore evento meteorologico estremamente intenso che, oltre a interessare i territori delle province romagnole sopra indicate e di quella di Bologna, ha colpito intensamente anche il territorio della provincia di Rimini”.
“Questi eventi meteorologici eccezionali hanno provocato numerosissime alluvioni e frane con conseguente isolamento di molte località, evacuazione di numerose famiglie dalle loro abitazioni, gravi danni a infrastrutture lineari, ad aziende agricole, a edifici pubblici e privati, alle opere di difesa idraulica e alla rete dei servizi essenziali” (per leggere il rapporto clicca QUI).
8,5 miliardi di euro di danni certificati dall’Unione Europea
Nessuno immaginò fino in fondo quale disastro avrebbe prodotto l’allerta meteo di quel 15 maggio di un anno fa. Dal giorno dopo e in poche ore si riversò sul terreno della regione, in particolar modo sulla Romagna, la stessa quantità di precipitazioni che solitamente cade dal cielo in 6 mesi. Presentando un conto salatissimo a tutti, istituzioni, aziende e, soprattutto, cittadine e cittadini: 8,5 miliardi di euro di danni certificati dall’Unione Europea, 5 nel pubblico, 3,5 nel privato.
Massimo Bussandri, segretario generale Cgil Emilia-Romagna: “Siamo ancora al palo”
“Siamo ancora al palo”, ci dice Massimo Bussandri, segretario generale della Cgil Emilia-Romagna. “In termini di ammontare complessivo, le risorse stanziate non sono sufficienti nemmeno per coprire la metà dei danni verificati. Il famoso miliardo e duecentomila euro di risorse da destinare alla popolazione alluvionata sbandierato nel giorno in cui la Meloni visitò il territorio insieme alla von der Leyen non si è ancora visto. Manca il decreto attuativo e se continuerà a mancare rischia di allontanarsi l’obiettivo temporale del 2026”.
“Lo stesso dicasi per il credito d’imposta: anche per quei 700 milioni di euro manca il decreto attuativo. Abbiamo chiesto alla Regione il punto sui ristori presentati alla piattaforma Sfinge e le domande arrivate sono poche decine: anche qui, quindi, sono sostanzialmente ferme al palo. Perché la procedura burocratica è molto complicata e l’incertezza sulle risorse disponibili ha scoraggiato la gran parte degli interessati a muoversi. Manca – ha sottolineato Massimo Bussandri – la decisione di estendere il risarcimento ai beni mobili, per molti la parte consistente del danno”.
“Abbiamo chiesto a più riprese di rivedere l’impostazione del protocollo legalità rispetto alla ricostruzione, perché ha tagliato fuori le parti sociali, elidendone il ruolo, e ci preoccupa molto come strumento operativo, visto che intorno alla ricostruzione si muovono tematiche molto delicate e di grande attualità, a partire dal fatto che si lavori in sicurezza e con l’applicazione corretta dei contratti”.
Bocciatura su tutta la linea, quella del segretario generale della Cgil Emilia-Romagna. “Bilancio negativo da un punto vista operativo e politico: un’interlocuzione con il governo non c’è mai stata”.
Confindustria Emilia-Romagna: “Quasi la metà delle imprese colpite (42,5%) non ha ricevuto alcun tipo di ristoro”
“L'86% delle aziende interpellate ha ripreso del tutto la propria attività, il 5% si attesta al 70%, un altro 5% è ripartito per metà, mentre il 3% è riuscito a riprendersi solo per un 20%. Per quanto riguarda gli assetti occupazionali, l'81% ha risposto che non prevede di attivare nei prossimi tre mesi la cassa integrazione”. I dati, riportati dall’Agenzia Agi, sono stati pubblicati da Confindustria Romagna dopo uno studio realizzato con le imprese associate.
Rispetto ai danni subiti, “il 58% degli imprenditori intervistati ha risposto che l'attività era già coperta, il 35% ha comunque deciso di non modificare i propri contratti, e solo l'8% ha adeguato le coperture assicurative. Quasi la metà delle imprese colpite (42,5%) non ha ricevuto alcun tipo di ristoro; chi li ha percepiti (da uno o più soggetti) è riuscito a coprire in media il 36% del danno subito. In questo secondo caso, il 35% dei rispondenti è stato rimborsato tramite i bandi dei due enti camerali con una percentuale sul danno pari al 10,8%, il 5% è stato rimborsato dalle assicurazioni con una percentuale sul danno pari all'89,5% e il 15% dal Governo, per lo più tramite Simest, con una percentuale sul danno pari al 55,3%”.
“Dando seguito a quanto fatto nell'immediato – spiega il presidente di Confindustria
Romagna, Roberto Bozzi, citato dall’Agenzia Agi – quando abbiamo osservato un'incredibile
ripartenza a pochi giorni dal disastro, i dati mostrano che le imprese hanno continuato per lo più ad aiutarsi da sole in questi dodici mesi, apportando miglioramenti sia a livello strutturale che organizzativo, per continuare a lavorare in sicurezza. Naturalmente lo spirito è ammirevole, ma da solo non può bastare: qualcosa è stato fatto, ma moltissimo ancora resta da fare, soprattutto intervenendo su tempistiche e lungaggini burocratiche”.