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Nel pomeriggio di oggi, 4 aprile, presso la prefettura di Reggio Emilia, si è svolta l’audizione da parte della commissione parlamentare Antimafia dei tre segretari generali di Cgil, Cisl Uil Emilia Romagna, Luigi Giove, Filippo Pieri, Giuliano Zignani. A nome delle tre organizzazioni sindacali è intervenuto Luigi Giove, richiamando in premessa le origini dell’impegno del sindacato confederale sul terreno dell’antimafia, strettamente connesso alla battaglia per l'affermazione di una democrazia compiuta e dei principi di giustizia sociale che, ove domina o semplicemente agisce la criminalità organizzata, sono pregiudicati. Il sindacato si regge sulla libera partecipazione dei lavoratori, che può essere esercitata solo in un contesto di vera democrazia. Ma se il lavoratore non può parlare, perché teme le ritorsioni dell’impresa o del padrone; se il mercato è alterato da offerte che non rispettano le regole pur di abbassare i costi e trovano la via per aggiudicarsi i lavori; se il confronto tra lavoratori ed impresa non avviene sul piano paritario dei legittimi interessi e diritti, ma viene falsato dal ricatto esplicito verso le persone; se accadono queste cose non c’è libertà, non c’è democrazia, non si riesce ad esercitare la rappresentanza.
Sono state elencate, a titolo esemplificativo, le diffuse situazioni presenti in tutto il territorio regionale, che evidenziano la penetrazione della criminalità organizzata, rappresentata dalle mafie nazionali ed estere, nell’economia. Si tratta di fenomeni che investono direttamente il mondo del lavoro: le infiltrazioni nelle attività alberghiere e nel settore turistico, il caporalato nelle filiere agricole e alimentari, le false cooperative in particolare nel distretto delle carni e nella logistica, la 'ndrangheta anche nel settore manifatturiero, come emerso nei recenti processi, oltre alle tradizionali attività nell’edilizia e nel trasporto. Le situazioni elencate evidenziano un quadro di particolare gravità in Romagna. “Per questo abbiamo chiesto che la commissione parlamentare Antimafia si rechi prossimamente in missione anche in quella parte della regione”, ha chiarito Giove.
Per quanto riguarda i diversi procedimenti giudiziari scaturiti dall'indagine “Aemilia”, Giove ha ricordato che Cgil, Cisl e Uil dell'Emilia Romagna e le due Camere del lavoro territoriali di Reggio Emilia e Modena sono state ammesse come parte civile e che le sentenze sino ad ora pronunciate hanno riconosciuto il ruolo di contrasto alle mafie esercitato dalle organizzazioni sindacali di questa regione, tanto da attribuire loro un risarcimento per danni morali e patrimoniali in quanto parte lesa.
I sindacati ritengono di aver esercitato un ruolo attivo dentro il processo e di avere contribuito ad approfondire come il lavoro sia entrato nella vicenda “Aemilia”, illustrando cosa abbia significato il metodo mafioso applicato al lavoro, lo sfruttamento che esso implica, la cancellazione di diritti fondamentali per i lavoratori, l'impedimento all'esercizio delle libertà sindacali. Inoltre, nel processo “Aemilia” è emersa chiaramente la responsabilità di una parte - seppur minoritaria - del mondo imprenditoriale che ha aperto le porte alla 'ndrangheta.
Il lavoro fatto sul terreno della legalità in questi anni, da parte di Cgil, Cisl e Uil, anche in rapporto con i soggetti istituzionali, è stato importante: il protocollo per la legalità nella ricostruzione post sisma 2012; la legge regionale su “Legalità e appalti” (L.R. 18/2016) e il Patto per il lavoro dell'Emilia Romagna; i numerosi protocolli con enti e stazioni appaltanti; i protocolli con i tribunali (Bologna e Reggio Emilia) per la gestione dei beni sequestrati e confiscati.
Infine, sono state richiamate le forti preoccupazioni di prospettiva, in particolare per quanto attiene i contenuti della bozza del decreto “sblocca cantieri”, considerato che il sistema degli appalti rappresenta da sempre uno dei terreni principali dell’azione di penetrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. Se quella con la quale ci siamo misurati in questa regione è stata definita "mafia imprenditrice", se si vuole prevenire i fenomeni, è necessario tenere alta l'asticella per quanto attiene alle regole di legalità negli appalti pubblici e privati, alla regolarità e stabilità dei rapporti di lavoro, al presidio contro i diffusi reati tributari commessi in ambito economico e alle operazioni di riciclaggio. Per queste ragioni Cgil, Cisl e Uil ritengono che, anche a fronte di modifiche peggiorative al Codice degli appalti, l’impianto di regole definite in questa regione dovrà essere mantenuto e implementato anche sul versante degli appalti privati.