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"Questa emergenza alloggiativa è frutto della mancanza di politiche per città sostenibili e inclusive e della mancanza di volontà e capacità di garantire il diritto a una casa efficiente e sostenibile per tutti, compresi gli studenti fuori sede.” È quanto si legge in una nota della segreteria nazionale della Fillea nazionale che si pone "al fianco degli studenti, protagonisti in questi giorni di una grande mobilitazione che si sta allargando a tutto il Paese". Il sindacato degli edili Cgil si associa alla protesta "per denunciare la mancanza di alloggi e l'aumento, in assenza di serie politiche pubbliche per il diritto allo studio e alla residenzialità universitaria, della speculazione privata e del relativo caro-affitti nel mercato degli alloggi per studenti fuori sede.”
E proprio la Fillea, insieme all’Unione degli universitari, "da anni denuncia la mancanza di politiche", "da realizzare anche attraverso progetti di rigenerazione urbana, con il recupero del patrimonio edilizio e delle strutture in disuso, caserme scuole etc. “Insieme - si legge nella nota -, lo abbiamo ribadito ancora lo scorso 1 aprile, nella giornata di mobilitazione nazionale dell'edilizia #Failacosabuona. E insieme abbiamo avviato nei mesi scorsi un’analisi sui ritardi nell’utilizzo delle risorse del Pnrr relative all’obiettivo prefissato di realizzare 60.000 nuovi posti letto entro il 2026 da rendere disponibili a studenti e studentesse a partire dalle graduatorie del diritto allo studio.”
Per il sindacato “i ritardi e l’inadeguatezza dei risultati raggiunti su questi obiettivi non si possono certamente imputare alle leggi e alle normative sugli appalti, e non sarà certamente la liberalizzazione del subappalto a cascata a far cambiare le cose: ciò che è mancato e manca sono politiche di trasformazione delle città, come previsto dal piano europeo Next generation Ue. Infatti, invece di sostenere la creazione di residenze universitarie pubbliche, anche attraverso progetti di recupero e riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, si è scelto di affidare gran parte delle risorse Pnrr a gestori e proprietari privati, perdendo così - conclude il comunicato - un'occasione unica per avviare progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana capaci di rispondere ai bisogni delle persone nel segno della sostenibilità ambientale, economica e sociale.”