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Puntata n. 16 - Pochi diritti, molto sfruttamento, salari bassi, appalti, subappalti, precarietà diffusa e multiforme, discriminazione verso le donne e i giovani, salute e sicurezza trattate come un costo da tagliare. Ovunque arrivi la Cgil, lì la lotta per i diritti è viva
È uno sporco lavoro, ma si trova sempre qualcuno costretto a farlo
Pochi diritti, molto sfruttamento, salari bassi, appalti, subappalti, precarietà diffusa e multiforme, discriminazione verso le donne e i giovani, salute e sicurezza trattate come un costo da tagliare. L’elenco potrebbe continuare. Come potrebbe non finire mai il carico quotidiano di vertenze, ricatti, storie e storiacce di lavoro che arrivano alla redazione di Collettiva grazie all’impegno della Cgil. Delegati e delegate di posto di lavoro, funzionari e funzionarie di categoria, mobilitano il sindacato nelle piccole e grandi battaglie che dalla fabbrica al territorio su su fino al livello nazionale impegnano i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese. Più spesso si vince, a volte si perde, ma ovunque arrivi la Cgil, lì la lotta per i diritti è viva. Eccole, alcune di queste storie.
Altro che eroi
500 lavoratrici e lavoratori dell’appalto per i servizi alla persona dell’Azienda ospedaliera Sant’Orsola – Malpighi di Bologna continuano a essere esposti a rischi in termini di salute e sicurezza. Testimonianze rese ai sindacati parlano di mancanza di vestiario adeguato alle basse temperature per coloro che effettuano parte del servizio in esterno, o di movimentazione a mano dei bidoni dei rifiuti da cui può fuoriuscire materiale infettivo o comunque dannoso. Sono stati denunciati poi diversi problemi di natura contrattuale: livelli di inquadramento errati, cronica mancanza di turnazioni fisse con aumento dei carichi di lavoro e dei disagi, part time involontari. La risposta delle aziende dopo mesi di trattativa? La proposta di un buono pasto di importo variabile da 1,5 a 2€, con una serie di requisiti pensati per ridurre la platea degli ipotetici aventi diritto. Una proposta definita dai sindacati non solo irricevibile ma offensiva della dignità di lavoratrici e lavoratori chiamati eroi durante la pandemia e ai quali oggi si offre quella che, a fronte di decine di milioni di euro di gara d’appalto, è davvero un’elemosina.
Lavoro precario, servizio precario
La storia, in questo caso, arriva da Monza ed è quella dei lavoratori e delle lavoratrici, in maggioranza somministrati, che vengono impiegati presso gli uffici della Questura. “La loro presenza – scrivono i sindacati - garantisce da anni il funzionamento di servizi indispensabili per la collettività, ma sembra che questo non sia sufficiente per il governo che non ha previsto risorse per il rinnovo dei loro contratti”. Questa scelta ha ricadute pesanti sui servizi dedicati alla popolazione straniera regolarmente soggiornante, lasciando inevaso un numero consistente di domande di emersione presentate nel 2020. Con il risultato che lavoratrici, per la maggior parte colf e assistenti familiari, ma anche famiglie che le hanno regolarizzate, stanno aspettando la definizione del procedimento e il rilascio del primo permesso di soggiorno. Insomma, se la sanatoria del 2020 aveva lo scopo di far emergere il lavoro sommerso e regolarizzare lavoratrici e lavoratori impegnati in agricoltura e nell’assistenza delle famiglie, l’obiettivo è stato centrato solo in parte: tra Monza e Milano sono più del 50 per cento le pratiche ancora in attesa di risposta.
Canta che ti passa
Caro-energia, inflazione, campagna elettorale, guerre, terremoti. Poi arriva Sanremo e tutto si congela, almeno per una settimana. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani.
Se il Parlamento fosse Sanremo avremmo già un podio assicurato. Al terzo posto, direttamente dalle nuove proposte, si piazza il semi sconosciuto Giovanbattista Fazzolari. La sua “Lezione di tiro” è già diventata una hit tra i banchi di scuola. A sorpresa al secondo posto quella che a detta di tutti, dalla critica al televoto, avrebbe dovuto sbancare l’Ariston. Ed invece Giorgia Meloni con la cover “Nessuno mi può giudicare” si deve accontentare del gradino intermedio. Su quello più alto svetta infatti la coppia del momento Donzelli Delmastro. Ogni volta che intonano “Fiumi di querele” la folla estasiata chiede il bis, finora ben 41. E se l’opposizione grida “dimissioni”, un roboante me ne frego lì seppellirà. Peccato solo che tra poche ore tutto questo sarà uno sbiadito ricordo. Le canzonette faranno posto alle marcette. I fiori agli scranni. Amadeus e Morandi a Larussa e Fontana. E solo al pensiero mi vengono i brividi... brividi...
Tagliare è la parola chiave
La forbice si abbatte tra le scuole sottodimensionate. Si tagliano gli istituti per tagliare i costi, ormai sacro principio ispiratore della gestione dei servizi pubblici. In cima alla classifica c’è la Sicilia, dove il prossimo anno ci sarà una riduzione, causa accorpamenti, di 109 scuole. “Il dimensionamento scolastico previsto nell’ultima legge di bilancio varata dal governo nazionale – spiega la Flc Cgil territoriale – aumenta da 600 a 900 la soglia minima di studenti che gli istituti devono avere per rimanere in vita. Questo vuol dire che a partire dall'anno 2024/25, tutte le scuole con meno di 900 studenti dovranno essere accorpate ad altre. L’obiettivo è evidente: risparmiare risorse a scapito del buon funzionamento dell’attività scolastica, riducendo il numero dei dirigenti e del personale amministrativo”. Anche così si rispetteranno le previsioni di spesa per l’istruzione scolastica che passeranno da 52 miliardi e 114 milioni di euro del 2023 a 47 miliardi e 997 milioni di euro del 2025. Studenti e famiglie si arrangiassero.