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“Il gioco si fa duro” è il titolo del libro bianco sulle droghe, quindicesima edizione, un volume che come ogni anno fa un focus sul tema delle pene e della detenzione ed evidenzia come il sovraffollamento delle carceri sia provocato dalle normative sulle droghe, in particolare dall’articolo 73 del testo unico che punisce anche il solo possesso. Presentato ieri (24 giugno), è promosso da un cartello di associazioni che vede la Cgil insieme a Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, Cnca, Arci, Associazione Luca Coscioni, Lila.
Minori in aumento
A fine 2023 su 60.166 detenuti ben 12.946 sono ristretti per quell’articolo, solo 994 per associazione finalizzata al traffico: il doppio in valori percentuali rispetto alla media europea. Se poi guardiamo i dati sui giovani, ci troviamo di fronte a una situazione ancora più preoccupante: sono in costante aumento i minori segnalati, il 97 per cento per il solo possesso di cannabinoidi, che entrano così in un percorso stigmatizzante, oltre che sanzionatorio.
Anche la presenza in carcere di detenuti definiti “tossicodipendenti” resta estremamente elevata: al 31 dicembre il 28,9 per cento dei ristretti è certificato come dipendente da sostanze. In questo quadro, le misure alternative non forniscono risposte adeguate, anche in termini deflattivi, perché non sostituiscono la restrizione in carcere, ma si aggiungono a questa.
Finte alternative
Per questo riveste particolare importanza l’attenzione che il libro bianco riserva, con diversi contributi, al tema delle alternative alla detenzione proposte dal governo, che si sostanziano non in una vera alternativa, ma in un luogo diverso di contenimento, con l’utilizzo delle comunità terapeutiche come luoghi dove inviare le persone, trasformandole in una sorta di carcere “privato”. Su questo abbiamo già espresso la nostra netta contrarietà. Le comunità non sono e non devono essere istituzioni totali separate: c’è bisogno di percorsi alternativi veri, di inclusione.
Già oggi, come ben evidenzia il libro bianco, sono in campo proposte che potrebbero avere una sicura efficacia, in termini di deflazione delle presenze, e di risposte adeguate alle persone che fanno uso di sostanze. Ed è evidente come sarebbe finalmente necessario procedere con la modifica, da tempo richiesta, della legge 309/90, in particolare degli articoli 73, 74 e 75, con la regolamentazione legale della cannabis.
Proibizionismo intransigente
Il quadro politico che abbiamo di fronte, invece, va in tutt’altra direzione. Basti pensare alle recenti dichiarazioni sulla messa fuori legge della cannabis light, che non ha nessun effetto stupefacente, fino a quelle di un ministro che vuole punire con la detenzione anche l’utilizzo di immagini della foglia di cannabis.
Un governo che si dimostra autoritario in tutte le scelte: non tiene conto neanche dell’ultima conferenza nazionale, quella di Genova, non le dà nessun seguito e ne cancella i risultati, non mette nulla nei propri programmi ma, anzi, sostituisce tutto con dichiarazioni assolutamente ideologiche, che non tengono in alcun conto il contributo di esperti, studiosi, operatori.
Campagne e piani inutili
Le uniche cose che il governo fa, insieme a dichiarazioni fondate sul più intransigente proibizionismo e a misure che aumentano le pene e le fattispecie di reato, sono l’inutile campagna “Fermati, pensaci un minuto”, e il piano contro il Fentanyl, che solleva un esagerato allarme su un’emergenza non verificata, senza nessuna strategia di intervento, per quanto riguarda il rafforzamento dei servizi e i necessari investimenti in termini di risorse e personale.
Contesto internazionale
Il libro presenta poi un approfondimento sul contesto internazionale, a partire dalle recenti prese di posizione dell’Onu in tema di droghe e diritti umani, anche queste in controtendenza rispetto alle scelte del nostro governo. “A Vienna si rompe il consensus in nome della riduzione del danno, la questione dei diritti umani diventa finalmente centrale, in Europa si allarga il fonte della regolamentazione legale della cannabis, negli Stati Uniti Biden riclassifica la canapa rimuovendola dalla tabella delle sostanze più pericolose”. In Italia, invece, si prosegue nella guerra alla droga, i cui effetti sono evidenti, in termini di criminalizzazione e patologizzazione delle persone che usano sostanze.
Dati e riflessioni
Da anni il libro bianco rappresenta uno strumento importante per la conoscenza e la diffusione dei dati, per la riflessione sullo stato delle politiche sulle droghe e degli interventi nel nostro Paese. Oggi ancora più utile, visto il contesto politico in cui ci troviamo: può e deve essere uno strumento per rafforzare le alleanze nel mondo delle associazioni e delle organizzazioni che chiedono un cambiamento radicale nelle politiche.
Questo ha a che fare anche con i servizi: servono interventi di riduzione del danno, di limitazione dei rischi, servono investimenti nei servizi pubblici, risorse destinate alla promozione e stabilizzazione dei servizi di prossimità, con un diverso ruolo e protagonismo degli operatori, delle città.