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“Il decreto Asset modifica a partire dal 2025 i criteri per la ripartizione del Fondo nazionale trasporti, eliminando di fatto la garanzia prevista per il riparto del Fondo che assicurava comunque un’assegnazione minima certa di risorse a ciascuna Regione non inferiore alla quota assegnata nel 2020, e che dava un termine di adeguamento di due anni per favorire un progressivo allineamento delle Regioni all’obiettivo, senza generare criticità di carattere finanziario”. A denunciarlo il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario nazionale della Filt Cgil Eugenio Stanziale.
“Senza regole chiare e risorse per il settore che rafforzino la dotazione del Fondo e la centralizzazione delle politiche di trasporto pubblico locale nel Paese - spiegano i due dirigenti sindacali - è reale il rischio di arrivare al 2025 senza che il sistema esca dalla crisi economica. Inoltre la conseguente incertezza delle risorse su cui ciascuna Regione può fare affidamento per programmare i servizi e mantenere un equilibrio economico delle aziende del settore mette in discussione il percorso per il rinnovo del CCNL autoferrotranvieri in scadenza il prossimo 31 dicembre”.
Gesmundo e Stanziale definiscono "del tutto insensata l’eliminazione della disposizione che vincola una quota del Fondo nazionale TPL all’adeguamento dei corrispettivi di servizio in considerazione della ripresa a ritmi elevati della dinamica inflattiva". Spiegano quindi che questa modifica non tiene conto dei doveri assunti a livello comunitario per contrastare la crisi climatica ed energetica: "le misure assunte dalla legge 136 vanno in senso opposto, rimuovono quella minima salvaguardia costituita dall’adeguamento inflattivo almeno di una quota del Fondo TPL e comunque largamente insufficiente a garantire il recupero dell’inflazione pregressa che, già al 2023, registrava valori molto più elevati”.
In conclusione, per i due segretari “il Dl Asset oggi e precedentemente la regionalizzazione dei servizi con la riforma del Titolo V e il disegno di legge sull’Autonomia differenziata mettono a rischio il Fondo Nazionale TPL con il ritorno alla compartecipazione fiscale e al caos antecedente al 2012, anno di istituzione del Fondo medesimo".