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Mille e 773 sindacalisti coinvolti, circa 42 mila ore di formazione erogate, tantissimi percorsi, dai workshop ai webinar, dalle summer e winter school alle visite studio transnazionali. E ancora: 68 project work per sperimentare quanto appreso ed elaborare proposte concrete, seminari, buone pratiche, tavole rotonde.
Il progetto Discuss, Dialogo sociale in Ue per lo sviluppo sostenibile, promosso da Cgil, Cisl e Uil, è questo e molto altro. Perché non si è limitato a trasferire conoscenze e competenze a delegati, dirigenti e funzionari ma ha fornito una cassetta degli attrezzi per districarsi nella babele dei fondi europei e nazionali che sostengono le politiche di coesione.
Valore aggiunto
Realizzato dagli enti di formazione delle tre confederazioni, Fondazione Di Vittorio, Enfap Emilia Romagna e Ial, e finanziato dall’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro con fondi europei (programma Fse 2014-2020 Pon Spao), si è concluso nei giorni scorsi dopo due anni di attività e un’emergenza sanitaria che ha costretto gli organizzatori a rivedere le metodologie didattiche.
“Discuss ha un valore aggiunto straordinario – dichiara il segretario confederale Cgil Giuseppe Massafra – perché ha rafforzato il ruolo del partenariato economico e sociale, dando gli strumenti necessari per l’azione sindacale nella negoziazione delle tantissime risorse provenienti dall’Europa. Questa è una fase davvero cruciale, in cui si incrociano la chiusura della programmazione 2014-2020 dei fondi europei, il Next Generation con il Pnrr e la nuova programmazione 2021-2027”.
Divari e sostenibilità
Il progetto ha focalizzato le attività cercando di contribuire alla questione dei divari, concentrando la gran parte dei percorsi formativi al Sud e nelle aree più fragili, e ha messo al centro i fabbisogni e le esigenze provenienti dai territori, su alcuni temi fondamentali per uno sviluppo del Paese sostenibile e inclusivo.
“Dal nostro punto di vista la sostenibilità è produttiva ed economica, è sociale e occupazionale, e naturalmente ambientale – prosegue Massafra -. Il lavoro non è un risultato dello sviluppo, ma una sua leva decisiva: crescita, competitività e innovazione non esistono al di fuori di un investimento sistematico su condizioni di lavoro basate su stabilità contrattuale, sicurezza, formazione permanente, in particolare in relazione ai giovani e alle donne”.
Quattro aree tematiche
La formazione è stata organizzata in quattro aree tematiche principali: il dialogo sociale nel nuovo periodo di programmazione; economie, sviluppo, innovazione, economia digitale, lavoro e industria 4.0; lavoro, contrattazione inclusiva e welfare; apprendere lungo l’arco della vita, riconoscere le competenze. È stata accompagnata anche da moduli propedeutici e ha previsto attività in presenza e da remoto.
Inoltre, il progetto ha ricevuto il supporto della confederazione europea dei sindacati e dell’Etui, Istituto europeo per la formazione sindacale, e di alcuni atenei, dall’Aldo Moro di Bari all’università della Calabria, da Roma Tre all’università di Bologna, che hanno collaborato allo sviluppo delle tematiche, alla co-progettazione didattica di percorsi di alta formazione specialistica e sono state coinvolte nella formazione.
Tenuta democratica a rischio
“Le crisi che stiamo attraversando, da quella pandemica a quella legata alla guerra – conclude il dirigente Cgil - hanno reso più evidenti le difficoltà e le inadeguatezze profonde del nostro sistema sociale, economico e produttivo, e amplificato le fragilità delle persone meno tutelate e protette. Le politiche di coesione e i relativi investimenti hanno l’obiettivo di ridurre le crescenti disuguaglianze e i divari territoriali, che possono favorire rabbia sociale, ascesa di movimenti e forze antidemocratiche. A rischio è quindi la tenuta della democrazia nel nostro Paese e in tutta Europa, soprattutto in questo momento storico. Credo che il progetto Discuss abbia dato un contributo, costruendo luoghi formativi di confronto, scambio e costruzione di innovazione nel dialogo sociale, per una nuova politica di coesione e per un modello di sviluppo sostenibile”.