I numerosi ritardi e le cancellazioni dei treni di questi ultimi giorni, dovuti a guasti e ad altre cause, provocano disagi ripetuti soprattutto ai viaggiatori pendolari che già non hanno vita facile. Fulvio Bellora, presidente del Coordinamento mobilità integrata e sostenibile (Co.M.I.S.) attivo in Piemonte, spiega infatti che l’analisi dei grafici ci dice che talvolta il sistema va al di sotto del 60% della puntualità: “Inaccettabile – afferma nel podcast –anche a fronte dei costi elevati degli abbonamenti, peraltro sempre in aumento”.
Giorgio Dahò, rappresentante dei pendolari lombardi, conferma: “Stiamo assistendo a una serie impressionante di disservizi che hanno origini anche molto diverse tra loro, dai problemi sull'infrastruttura a quelli sui treni, con incidenti e investimenti. La radice comune di tutto questo però è il fatto che non esiste una strategia per affrontare le emergenze, il sistema ferroviario non è assolutamente resiliente, non è capace di assorbire le disfunzioni”.
Incapacità gestionale
“Alcuni casi lasciano stupiti perché non si dovrebbero nemmeno verificare e vengono affrontati da Fs con modalità spesso discutibili e lo stesso dal punto di vista delle istituzioni – prosegue Dahò –. Se pensiamo agli indennizzi ai pendolari, sono totalmente insufficienti e, nel caso della Regione Lombardia, anche osteggiati. Poi mettiamo nel conto che quest'anno si verificheranno una serie di chiusure per cantieri di cui si sa poco, e soprattutto si sa ancora meno su come viene gestito il servizio in concomitanza delle chiusure”.
Dahò porta l’esempio della linea Lecco-Tirano, con lunghi tempi di chiusura, o la Ponte San Pietro- Bergamo che rimarrà chiusa per tre anni, o la Monza-Molteno, chiusa a partire dalla prossima estate. La stessa stazione centrale di Milano vedrà diminuita l'ampiezza della fascia operativa per gran parte dell'anno, mentre nel mese di agosto sarà chiuso il passante della stazione di Porta Garibaldi. Ci sono poi tratte che hanno un incremento di percorrenza dagli 8 ai 13 minuti: “Una lista che non finisce più”.
Conseguenze per i pendolari
“Viene da chiedersi se qualcuno abbia mai pensato alle conseguenze sui pendolari, sugli spostamenti o sul diritto alla mobilità – afferma il rappresentante dei pendolari lombardi -. L'anno scorso sulla linea Lecco-Tirano i cantieri erano operativi dal venerdì pomeriggio al lunedì mattina, ma la linea rimaneva sempre chiusa: se l'unica possibilità per eseguire certi lavori è chiudere completamente la linea, i lavori devono però proseguire 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno così da ridurre al minimo il disagio”.
Per Dahò il sistema degli orari della programmazione del servizio è ampiamente sovradimensionato rispetto alla capacità tecnica reale delle linee, quindi il problema sta nella gestione di ogni aspetto. “È un sistema complesso, ma va gestito e non c'è nessuno che abbia oggi in Italia le capacità di gestirlo. Noi, come associazione, agiamo ma inascoltati. Abbiamo chiesto via pec un incontro con la Regione e siamo ancora senza risposta”.
Una vita senza qualità
Insicurezza e inaffidabilità, sono i due sostantivi che usa Rosalba Rizzuto del comitato Pendolari Roma-Nettuno per sintetizzare le condizioni dei pendolari del Lazio. “A volte si rimane sequestrati per ore in stazione per i ritardi e non si ha modo di rientrare a casa o recarsi al lavoro, anche perché, visto il grande numero di passeggeri che rimane a piedi, Trenitalia non mette nemmeno a disposizione gli autobus sostitutivi”.
“Solamente tra ieri e oggi – ci racconta – ci sono state tre situazioni di guasti con conseguenti cancellazioni di treni regionali, o ritardi di 80-100 minuti. Oramai sta diventando una cosa abbastanza frequente. Sono 10 anni che chiediamo di raddoppiare la nostra linea a binario unico e finalmente sembra che siano partiti i lavori che però, naturalmente, comporteranno ulteriori disagi temporanei. Inoltre a Roma c’è anche un Giubileo che vedrà un vera e propria apoteosi di sovraffollamento. Per questo stiamo cercando di mediare con il datore di lavoro per aumentare le giornate di smart working, per chi non deve obbligatoriamente recarsi sul luogo di lavoro”.
Rizzuto ha il recapito di un referente di Trenitalia con il quale, in caso di problemi, si mette in contatto per informare poi i passeggeri sulla durata previsionale del disagio. L’associazione organizza anche incontri con i gestori delle linee e le Regioni per avanzare le richieste dei pendolari: “Abbiamo iniziato la nostra battaglia nel 2010 chiedendo che aumentassero i vagoni dei convogli e questo l'abbiamo ottenuto.
C’è poi stata una riduzione delle prestazioni: “L’azienda ha pensato di tagliare le spese. Quindi ha ridotto il personale di terra, eliminandolo completamente dalle stazioni, ha chiuso diverse strutture di stazioni importanti, come per esempio Campoleone che sarebbe un nodo di scambio, sono stati tolti biglietteria, bagni e il bar che vendeva biglietti e sono state tolte anche le fontanelle, così è impossibile avere a disposizione dell’acqua. Senza contare l’esistenza delle barriere architettoniche che impediscono ai disabili di accedere alle stazioni e ai treni. Insomma la situazioni è disastrosa”.