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Gli studenti chiamano, ma la politica non risponde. Così provano a fare da sé. Questa mattina (22 marzo) Udu e Rete degli studenti medi hanno presentato presso la sala stampa della Camera dei deputati una proposta di legge sulla salute mentale delle ragazze e dei ragazzi che frequentano scuole e università. L'obiettivo è quello di istituire un presidio psicologico con psicologi in ogni, appunto, scuola e università.
Un percorso iniziato lo scorso anno, grazie a una ricerca sul disagio realizzata con Spi e Ires ("Chiedimi come sto"). I risultati circa le condizioni post pandemia erano stati davvero preoccupanti. Come ricorda Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu, "il sentimento più provato durante il periodo pandemico è stata la noia per il 76% dei rispondenti; emergono anche l’ansia al 59% e il senso di solitudine al 57%. Vi sono poi risultati particolarmente allarmanti: basti pensare che il 28% del campione ha avuto esperienza di disturbi alimentari, mentre il 14,5% ha avuto esperienze di autolesionismo. Alla luce di questi dati, abbiamo auspicato che la politica e le istituzioni reagissero per cercare di supportare la salute mentale degli studenti e prevenire qualsiasi forma di disagio”.
Politica assente
Ma la risposta, come detto, non è arrivata. Di qui il senso dell'iniziativa di oggi. Le uniche risposte, sottolinea Piredda, sono arrivate da singoli istituti, università o Regioni, "ma è mancata una risposta complessiva del sistema e adeguati finanziamenti: così, oggi siamo costretti nella maggior parte dei casi a rivolgerci alle prestazioni private erogate dagli psicologici, il cui prezzo medio di una seduta della durata di 50-60 minuti è di circa 70-80 euro".
Anche il bonus psicologo, "soluzione temporanea ma utile, quest’anno è stato rifinanziato per soli 5 milioni di euro, con un taglio dell’80% rispetto al finanziamento del 2022. La politica ha deciso di ignorare le esigenze e le richieste di un’intera generazione”, nota con amarezza la studentessa.
L’Unione degli universitari e la Rete degli studenti, grazie al supporto dello Spi Cgil, hanno così predisposto una proposta di legge composta da quattro articoli da consegnare ai gruppi parlamentari. Alla conferenza erano infatti presenti diversi parlamentari, alcuni dei quali iscritti al gruppo interparlamentare per la tutela e la promozione della salute mentale, che hanno accettato di ascoltare le richieste delle associazioni studentesche: per il Partito Democratico Nicola Zingaretti, Susanna Camusso, Beatrice Lorenzin e Rachele Scarpa; per Alleanza Verdi-Sinistra Italiana Elisabetta Piccolotti e Eleonora Evi, per il Movimento 5 Stelle Elisa Pirro, Carmen Di Lauro, Valentina Barzotti e Antonio Caso.
"Auspichiamo che il sostegno psicologico riguardi tutti, non solo chi se lo può permettere. Per questo chiediamo che l’assistenza psicologica parti da scuola e università, nonché che questa venga sostenuta e finanziata da Stato e Regioni. Speriamo che i parlamentari possano aiutare a portare avanti questo progetto. Noi vogliamo aiutare a dare una risposta a questo bisogno sociale", questo il commento di Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil intervenuto nel corso della conferenza stampa.
Un team per "ascoltare"
La proposta di legge, spiega Camilla Velotta, esecutivo nazionale Rete, "punta a istituire, regolare e finanziare un servizio di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counselling scolastico e universitario, che possa basarsi su personale professionista e interfacciarsi con il servizio sanitario territoriale assicurando la presa in carico degli studenti che ne avessero bisogno".
Se è vero che molte scuole e università autonomamente offrono un servizio psicologico, "le risorse economiche e il personale a disposizione sono gravemente insufficienti: infatti, noi chiediamo che lo Stato investa almeno cento milioni di euro all’anno per arruolare sul territorio dei team multidisciplinari di professionisti, le cui competenze devono garantire l’assistenza in relazione alle necessità specifiche degli studenti”, spiega Velotta. I team presenti nelle scuole potranno sostenere non solo gli studenti, ma anche il personale scolastico e universitario.
Intercettare subito le difficoltà
“Fondamentale sarà intercettare precocemente le situazioni di disagio, legate in particolare ai disturbi alimentari, alla disforia di genere e alle dipendenze, nonché delle situazioni di devianza, quali bullismo e cyberbullismo", aggiunge Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli studenti medi.
Non solo: "Garantiranno poi lo svolgimento di attività di supporto tecnico e di formazione al personale docente riguardo alle specifiche problematiche dell'età evolutiva e alle eventuali difficoltà relazionali esistenti all'interno della classe e tra docenti e alunni. Svolgeranno infine attività di promozione della salute mentale, della prevenzione del disagio e del disturbo mentale, nonché di idonei percorsi di educazione alla salute e al benessere psicologico, alla sensibilità e all’emotività”, conclude il coordinatore della Rete.
Studenti e studentesse ci sono: ora tocca alla politica che ha una delle tante occasioni che gli si offrono per provare a invertire quel trend di disaffezione delle persone che per una società pienamente democratica rappresenta una ferita profonda.