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“Secondo quanto indicato dall’Istituto di previdenza, con il messaggio n.3495 del 14 ottobre 2021, lo svolgimento dell’attività lavorativa, a prescindere dal reddito che produce, costituisce di per sé una causa ostativa al diritto all’assegno di invalidità civile (287 euro circa). Una novità che rischia di essere dirompente tra le migliaia di famiglie che si trovano ad affrontare quotidianamente problemi di salute e di invalidità”. Ad affermarlo i responsabili politiche della previdenza e della disabilità Cgil nazionale Ezio Cigna e Nina Daita.
“Si tratta di una cosa molto grave, poiché - sottolineano i due dirigenti sindacali - vengono colpiti i più fragili, coloro che hanno già pagato duramente le conseguenze dell’emergenza sanitaria". "L’assegno di invalidità - spiegano Cigna e Daita - riguarda le persone più povere con disabilità gravi, quelle che hanno un reddito annuale pari o inferiore a 4.931 euro. Le attività di queste persone con disabilità sono attività terapeutiche o formative e con piccoli compensi, che difficilmente superano il tetto previsto. Togliere l’assegno di invalidità alle famiglie è un atto ingiusto”.
“Ci appelliamo alle forze istituzionali e politiche affinché vengano garantiti mezzi adeguati per una vita dignitosa, così come indicato nell’articolo 38 della nostra Costituzione. Si ripristini presto il diritto a questa prestazione economica così da garantire i bisogni e le necessità di vita di queste persone. Chiediamo - concludono i responsabili politiche della previdenza e della disabilità - un intervento normativo immediato e risolutivo".