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Quasi tutti dipendenti o pensionati. Così sono i contribuenti che per redigere il modello 730 della loro dichiarazione dei redditi si rivolgono ai Caaf Cgil. I contribuenti che nel 2016 (per l’anno d’imposta 2015) si sono rivolti ai Centri di assistenza fiscale della Cgil sono stati 2 milioni 640 mila, pari al 7,6 per cento dei 34 milioni 683 mila dipendenti e pensionati (persone fisiche diverse) censiti dal ministero dell’Economia. Se facciamo riferimento ai contribuenti che hanno presentato il 730 nello stesso anno (poco meno di 19 milioni 800 mila tra pensionati e dipendenti), la copertura risulta essere del 13,4 per cento.
I dipendenti sono stati 1 milione e 430 mila e hanno dichiarano un reddito medio di 23.120 euro e un reddito medio da lavoro dipendente di 21.399 euro; i pensionati sono stati 1 milione e 258 mila e hanno dichiarato un reddito medio di 19.693 euro e un reddito medio da pensione di 17.966 euro. A rivelare questi numeri è il report “I dati fiscali del modello 730 dall’archivio Caaf Cgil (anni d’imposta 2013-2015)”, realizzato dalla Fondazione Di Vittorio (e curato da Francesca Carrera, Beppe De Sario e Giuliano Ferrucci). Lo studio, redatto per conto e in collaborazione con il Consorzio nazionale Caaf Cgil, contiene la ricostruzione di un quadro analitico basato su complessive (nel triennio) 8 milioni 425 mila osservazioni, offrendo uno spaccato di grande interesse della condizione economica e dei comportamenti di spesa di una parte significativa della popolazione italiana.
I contribuenti Caaf che lavorano come dipendenti, in generale, sono un poco più “ricchi” della media nazionale. “Questo principalmente si spiega – si legge nel report – con l’assenza, nel novero dei contribuenti Caaf, dei soggetti a basso reddito esentati (no tax area) per i quali vale la certificazione unica”. Ma conta anche la distribuzione territoriale, considerato che i Centri di assistenza fiscale sono sovra-rappresentati nelle regioni a reddito medio-alto, come l’Emilia Romagna, il Veneto e la Toscana.
Discorso più complesso, invece, per i pensionati. Quelli afferenti ai Caaf hanno, rispetto all’universo italiano, un reddito medio di specie più alto (perché tra loro non ci sono i pensionati a basso reddito che non devono presentare la dichiarazione), ma un reddito totale medio più basso (perché tra loro non ci sono i contribuenti che sommano alla pensione anche guadagni da lavoro autonomo o altri redditi). Il report ipotizza, inoltre, che “nel collettivo Cgil pesano meno, anche per la vocazione del sindacato ad assistere le persone più bisognose, i pensionati che dispongono di risorse reddituali aggiuntive più consistenti”.
Un dato interessante è quello relativo all’andamento dei redditi nel triennio 2013-2015. Il reddito complessivo medio dei contribuenti Caaf si attestava nel 2013 a 20.530 euro, subiva l’anno successivo una flessione dell’1,7 per cento, poi completamente riassorbita nel 2015 (+2 per cento). “La diminuzione del 2014 – commenta il report – è imputabile alla componente rappresentata dai lavoratori dipendenti, il cui reddito totale medio è diminuito dell’1,3 per cento, mentre per i pensionati si osserva un piccolo incremento (+ 0,7). Nel 2015 risale il reddito complessivo medio dei dipendenti (+0,8), mentre quello dei pensionati rimane sostanzialmente stabile (+0,2)”.
Lo studio analizza anche la “composizione” del reddito. Poco meno di due contribuenti su tre denunciano un reddito da abitazione principale (che nel 2015 si attesta a 424 euro per contribuente), mentre i redditi da fabbricati e terreni interessano quasi il 40 per cento del collettivo (per un importo medio di 823 euro). In generale, per i dipendenti solo il 2,1 per cento proviene da altre fonti, quota che sale al 4 per cento per i pensionati.
L’ultima sezione del report indaga i redditi declinati per genere, età, regione e numero di familiari a carico. In generale, il reddito totale dei contribuenti di sesso maschile è in media più alto di quello denunciato dalle donne (23.754 euro contro 17.186 euro), mentre per quanto riguarda le classi di età il reddito più alto l’hanno i lavoratori di 50-64 anni (23.920 euro), seguiti da quelli d’età compresa tra 35 e 49 anni (22.087 euro). Va rilevato, infine, che due giovani su tre e una percentuale poco più bassa (64,1 per cento) degli over 64 hanno un reddito complessivo che non supera i 20 mila euro; inoltre, una parte rilevante dei contribuenti giovani (ben il 12,2 per cento) denuncia redditi molto bassi, fino a 6 mila euro.
E concludiamo con la distribuzione territoriale. Il report rivela che il reddito totale medio è maggiore nel Lazio (circa 23 mila euro) e in Lombardia (poco più di 22.900 euro) e più basso in Molise, Calabria, Basilicata, Sicilia e Puglia (quest’ultima con appena con 15.676 euro). Infine, i contribuenti che non dichiarano familiari a carico denunciano nel 2015 mediamente un reddito totale più basso (18.813 euro) rispetto a quelli che ne dichiarano uno (22.757 euro), due (23.996 euro) o più di due (22.633)