Stanno arrivando, da tutta Italia e con ogni mezzo, treni, pullman, auto. Professori, insegnanti, maestri, personale non docente, e con loro migliaia di studenti medi e universitari, ma anche tanti bambini delle elementari e ragazzi delle medie inferiori. E poi tanti genitori, padri e madri di nuove generazioni di studenti, arrabbiati ma sereni, che vogliono apprendere in una scuola pubblica che funzioni, che abbia le risorse per migliorare e non deprimere l’istruzione e la cultura. Un sistema scolastico che sappia integrare chi arriva e non discriminarlo in classi differenziali per fare un piacere alla Lega e alla destra più becera.

È il momento degli scioperi e delle manifestazioni e non è un caso certamente che la protesta contro l’inaccettabile “riformetta” della Gelmini sia stata il cuore e forse anche l’anima del grande appuntamento del Pd di sabato 25 ottobre al Circo Massimo. È il momento della protesta ma anche della proposta contro un governo sordo e autoritario, che un giorno minaccia e il giorno dopo blandisce, che non riesce a trovare nel suo dna le ragioni del confronto e del dialogo. E allora eccoci ancora a Roma, stavolta a piazza del Popolo, con il sindacato della scuola, tutto il sindacato, unito come forse mai nella storia delle organizzazioni rappresentative di docenti e non docenti. E poi, il 14 novembre, sarà la volta di professori, non docenti e amministrativi delle università e degli enti di ricerca a scioperare ed a fare un viaggetto nella capitale.

A Roma, migliaia di persone in arrivo troveranno una città in fermento, un mondo giovanile che da decenni non si mobilitava con questa compattezza: sono ormai la stragrande maggioranza gli istituti superiori e le facoltà universitarie occupati. Chi arriva porterà le esperienze di lotta e di protesta maturate in tantissime città, grandi e piccole, di tutta Italia. Ancora una volta marceranno con le bandiere della Cgil, del sindacato unitario, quel sindacato sul quale da tempo ambienti governativi rovesciano insulti e fango; ma che ora anche una bella trasmissione come “Report” vuol far passare per vecchio e inutile arnese del passato, se non addirittura come imbroglione o affarista. Evidentemente la campagna “grillista” di fare di ogni erba un fascio e screditare e delegittimare chi difende i lavoratori ha contagiato anche una brava collega come Milena Gabbanelli. Peccato.