A Corviale, nella periferia Sud-Ovest della Capitale, ai piedi del grattacielo orizzontale più lungo d'Europa, ha sede il Campo dei miracoli. Un centro sportivo avveniristico sorto su un terreno di proprietà della Regione Lazio. Grazie all'impegno e allo sguardo visionario di un gruppo straordinario di persone, da pochi anni il campo è stato sottratto al grigio, all'incuria e ai traffici della criminalità organizzata.
Il Campo dei miracoli è un'eccellenza costruita esclusivamente con materiali e impianti sostenibili concepita ai bordi di una periferia etichettata come tra le più difficili di Roma. Un luogo colorato, accogliente, semplicemente bello, al di là dell'evidente contrasto col Serpentone.
Il suo ideatore, Massimo Vallati, è circondato da uomini e donne sorridenti, la cui ricchezza è costituita da idee e ideali che potremmo definire rivoluzionari. "Calciosociale – spiega – è un progetto di inclusione sociale che vuole cambiare le regole del calcio per ridiscutere quelle del mondo. Per trasformare il calcio in una palestra di vita, in un'aula magna di educazione civica, dove le ragazze e i ragazzi possono crescere e diventare una ricchezza per se stessi e per il territorio".
Da fuori, sul cancello, si legge: "Vince solo chi custodisce". Al Campo dei miracoli si parla di legalità, di giustizia, di ambiente, lavoro, democrazia, partecipazione. Si custodisce l'idea di aiutare i ragazzi a sviluppare i loro sogni. Il modello si sperimenta già nelle scuole, è replicato in altri quartieri di Roma come Tor Bella Monaca e San Basilio, in altri luoghi d'Italia e d'Europa. I risultati sono incoraggianti anche nel campo della salute mentale: gli utenti non sono più relegati in tornei-ghetto ma inseriti nelle squadre semplificandone l'inclusione.
Si rispettano nove regole. Tutti possono giocare: uomini e donne di qualsiasi età. Nessuno resta in panchina. Le squadre hanno tutte lo stesso coefficiente tecnico, quindi la stessa possibilità di vincere. Non c'è l'arbitro, le situazioni vengono gestite dai due capitani educatori. Non si possono segnare più tre gol, i giocatori più bravi devono aiutare gli altri a segnare. Il calcio di rigore lo batte il giocatore meno forte. Prima e dopo la partita ci si prende per mano per condividere le emozioni. Le partite non si giocano solo sul campo, le squadre si sfidano anche nelle attività comunitarie e i punteggi valgono ai fini della classifica.
"Se si vuole smontare il concetto di periferia come ghetto – sottolinea Massimo Vallati – è necessario costruire qualcosa di veramente bello affinché le persone siano disposte a frequentarla anche da altri quartieri. La vera sfida è coinvolgere le istituzioni affinché si rimuovano le barriere come la mancanza di illuminazione, segnaletica, pulizia delle strade, sicurezza, che oggi rappresentano un deterrente".