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Il governo, in particolare la componente Cinque Stelle, tira dritto sull'ipotesi di revoca totale della concessione ad Atlantia, la holding della famiglia Benetton che controlla Autostrade per l'Italia e aveva in gestione il Ponte Morandi di Genova. “La revoca delle concessioni riguarda l'intera rete”, ha chiarito il ministro Danilo Toninelli. Ma c'è un aspetto che resta per ora sullo sfondo, nonostante l'impatto che potrebbe determinare, ed è la questione occupazionale.
Già dopo le dichiarazioni del ministro Di Maio dei giorni scorsi, i sindacati del settore, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, avevano messo in guardia dal “mettere a repentaglio le condizioni di migliaia di lavoratrici e lavoratori che quotidianamente operano in Atlantia con grande professionalità, assicurando la circolazione a milioni di auto e camion, da Nord a Sud del Paese”.
Ma quanti potrebbero essere i posti di lavoro in gioco? Difficile dirlo, visto che il ritiro di una concessione di queste dimensioni non avrebbe precedenti. Ma secondo una stima sindacale, riportata dall'agenzia Agi, i lavoratori coinvolti potrebbero essere tra i 4 e i 5 mila. Esistono naturalmente clausole sociali che, anche in caso di cambio del concessionario, tutelerebbero la continuità occupazionale, ma vista l'entità della partita i sindacati si dicono comunque “molto preoccupati”.
Preoccupati per “le modalità con cui si sta svolgendo il dibattito sul tema delle concessioni autostradali che, prima dell'immane tragedia del crollo del Ponte Morandi, è stato assente a livello nazionale e che invece dopo ha conquistato una centralità, ma in maniera fuorviante e pericolosa”, dichiarano in una nota Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Sla Cisal e Ugl, che chiedono “un confronto con il ministero e con l'Autorità dei trasporti, sul recupero del gap infrastrutturale del paese, la qualità del servizio offerto, la sicurezza della circolazione, il mantenimento dell'occupazione”.