PHOTO
"La ragazza del secolo scorso" cresce a Milano dove, tra il 1937 e il 1940, frequenta il liceo classico Alessandro Manzoni anticipando d’un anno l’esame di maturità. Partecipa giovanissima alla Resistenza e al termine del conflitto iscrive al Partito Comunista Italiano. Dirigente di primo piano negli anni Cinquanta e Sessanta (sarà nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del Pci), il 27 novembre 1969 viene radiata dal Partito.
“'Radiati' - scriveva - voleva essere meno grave che 'espulsi', come negli altri partiti comunisti, con l’accusa di tradimento o comunque di indegnità morale. Noi eravamo accusati di aver costituito una 'frazione'; in realtà non avevamo costituito nessuna frazione, non eravamo per nulla clandestini né avevamo cercato sotterranei contatti con altri gruppi di compagni; ma avevamo fatto forse di peggio: pubblicavamo dal giugno precedente un mensile di cultura politica che al primo numero aveva venduto oltre cinquantamila copie, era diretto da Lucio Magri e da me e firmato da Luigi Pintor, Vittorio Foa, Ninetta Zandegiacomi, Daniel Singer, Enrica Collotti Pischel, Edgar Snow e K.S.Karol, Michele Rago e Lucio Colletti. Ci era stato richiesto di chiuderlo o modificarne la direzione, e avevamo rifiutato. A quelle del Comitato centrale seguirono la radiazione di Magri e Luciana Castellina, nonché di quelli che avevano diretto e firmato la rivista e dei membri di diverse federazioni che, quando la questione del manifesto era stata discussa, ci avevano appoggiato (…) Non volevamo spaccare il partito, ma cambiarlo”.
Pochi giorni prima Pietro Ingrao affermava: “Sento non solo l’errore, ma l’infecondità di una proposta riguardante la vita interna del partito che si presenta così, davvero, come una proposta 'esterna', intellettualistica, e non come iniziativa ed anche lotta politica aspra, ma che si innesti nel vivo dell’esperienza che sta facendo il partito in questo momento, dei problemi e degli spostamenti che sorgono in questa lotta, del processo reale che si compie”.
Alla domanda "Ingrao disse poi di essersi pentito di avere votato per l'espulsione dal Pci del gruppo del manifesto. Ammise che gli era mancata l'immaginazione e il coraggio per seguirvi?", rispondeva nel 2015 Rossana: “Affermò che si trovò solo nelle battaglia e che noi l’avevamo abbandonato. Non andò così”. "Nel bilancio della sua vita prevalgono più le ragioni o i torti?", le veniva chiesto in una delle ultime interviste sulla sua vita concessa a Repubblica il 31 ottobre 2018. “Ho cercato di fare prevalere le ragioni, ma ho avuto grandi torti, del resto chi può negare di sé di non averne avuti”, sarà la sua risposta.
“Ogni tanto qualcuno mi ferma con gentilezza - scriveva - 'Lei è stata un mito!' Ma chi vuol essere un mito? Non io. I miti sono una proiezione altrui, io non c'entro. Mi imbarazza. Non sono onorevolmente inchiodata in una lapide, fuori del mondo e del tempo. Resto alle prese con tutti e due”. “Non era solo ‘la ragazza del secolo scorso’ - scriveva il giorno della scomparsa Gad Lerner - ma un esempio di intelligenza e rettitudine prezioso per il futuro di chiunque persegua un mondo più giusto”.
Rossana Rossanda è stata la dimostrazione che, anche quando tutto suggeriva il contrario, l’importante era conservare una indipendenza di pensiero. Ci ha insegnato il valore del dissenso e del pensiero critico. Ci ha insegnato a rischiare, a metterei in gioco, ad avere senso etico. Ci ha insegnato che vincere o perdere è meno importante rispetto alla scelta di battersi. Ci ha insegnato che per essere liberi bisogna saper rischiare e che la libertà è un rischio bellissimo. Voce critica e lucida della sinistra, per noi rimarrà sempre una indimenticabile luce che ci guarda e che resta. Una compagna.
“Certo è difficile dire oggi questa parola - diceva - Non capiscono più in che senso lo dicevamo. È una bella parola ed è un bel rapporto quello tra compagni. È qualcosa di simile e diverso da amici. Amici è una cosa più interiore, compagni è anche la proiezione pubblica e civile di un rapporto in cui si può non essere amici ma si conviene di lavorare assieme. E questo è importante, mi pare”. E questo è importante, ci pare.