"Questa è una manovra che guarda fino a maggio, non guarda al Paese, al futuro. E la risposta che dà è assistenziale, giocata tutta sulla spesa corrente". A dirlo è il segretario confederale della Cgil Vincenzo Colla, in una conversazione con l'agenzia di stampa AskaNews. L'esponente sindacale evidenzia che "questa manovra contiene un aspetto strutturale che non è stato ancora capito nella sua pericolosità. Il vero, grande condono è l'aliquota al 15 per cento sulle partite Iva, che colpisce il principio costituzionale della progressività della tassazione in base al reddito. Chi ha un reddito di 65 mila euro dovrebbe essere tassato in modo eguale, indipendentemente dall'attività svolta. Se io tasso la partita Iva fino al 15 per cento, mentre l'aliquota più bassa di un operaio o di un pensionato è al 23 per cento, assesto un colpo mortale all'Irpef".
Questo nuovo regime, inoltre, farà in modo che un pezzo di lavoro a tempo determinato si sposterà sulle partita Iva. "In un momento di basso sviluppo - prosegue Colla - molti datori di lavoro chiederanno la partita Iva. Dal loro punto di vista diventa un'operazione vantaggiosissima: il lavoratore non ha diritti, viene pagato a fattura, lo prendo e lo lascio quando voglio. Ci saranno tante partite Iva fasulle". La misura assesterà un colpo anche "alla crescita delle professioni: tutti vorranno stare sotto i 65 mila euro, quindi se ci sono giovani che vogliono fare uno studio associato, non lo faranno più. E con questa operazione, il decreto dignità non c'è più: aumenterà la precarietà nel mercato del lavoro".