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Rigenerazione urbana e diseguaglianza sociale. Questi, i temi trattati da Federico Tomassi, dell’Agenzia per la coesione territoriale, co-autore di un libro dal titolo emblematico: "La mappa delle diseguaglianze", che analizza quattro nostre città metropolitane, Torino, Milano, Roma e Napoli, intervenuto oggi a "Economisti erranti", la rubrica di RadioArticolo1.
“Per quanto riguarda la diseguaglianza sociale e i problemi delle nostre grandi città – ha detto Tomassi, che è anche esperto del Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles –, bisogna sottolineare che un modello di sviluppo, come quello che ha caratterizzato le nostre realtà metropolitane, incentiva la crescita delle diseguaglianze, anziché ridurla. Il primo elemento che emerge è l’esclusione sociale, un fenomeno multidimensionale, a seconda delle diverse realtà urbane. C’è una fortissima correlazione tra i vari elementi del disagio - tassi d’istruzione, disoccupazione e condizioni alloggiative - quindi minima percentuale di laureati, case popolari in periferia, criminalità organizzata, concentrate in realtà quali Quarto Oggiaro a Milano, Tor Cervara a Roma, Scampia a Napoli. Ma vi sono eccezioni, costituite da quartieri nuovi, con un’ampia dotazione di verde, popolati da giovani coppie, spesso con tassi di laurea femminili particolarmente elevati, dove sono presenti anche servizi come gli asili nido”.
“Per cambiare faccia alle nostre grandi città servono politiche urbanistiche diverse, considerando il modo con cui sono state costruite le nostre periferie, che non favorisce l’interazione sociale, dove vi sono pochi spazi pubblici, le attività al dettaglio sono ridotte a vantaggio dei grandi centri commerciali, manca la possibilità di scambio e d’incontro fra cittadini che avvengono in piazza. Ciò è particolarmente vero per Roma, ma anche per molte periferie di Milano e Napoli. C’è bisogno di una nuova stagione d’investimenti pubblici sociali, con interventi di lungo periodo, che riguardano welfare, salute, casa, scuola, formazione, occupazione, differenze di genere. Occorrono progetti mirati, specifici ed efficaci, che possano seriamente incidere sui quartieri dove c’è maggior abbandono scolastico, dove l’inserimento lavorativo è più difficile, dove c’è una scarsa prevenzione sanitaria, dove i tassi di malattia e mortalità sono più elevati, dove vi sono impari opportunità fra uomini e donne”, ha concluso Tomassi.