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Marco (nome di fantasia) è un infermiere dell'ospedale di Perugia, il Santa Maria della Misericordia, che, come tutti i grandi ospedali italiani, è stato investito dallo tsunami coronavirus. Lui è uno di quelli che in questi giorni abbiamo più volte chiamato eroi, quelli in prima linea, quelli più a rischio, quelli che a casa di certo non possono restare. Ebbene, nella busta paga di marzo Marco, come altre centinaia di suoi colleghi del nosocomio perugino, ha trovato una sorpresa. No, non un aumento, come sarebbe lecito aspettarsi, ma un taglio dello stipendio, determinato dalla cancellazione di un'indennità (la cosiddetta indennità di sub-intensiva) che esisteva da oltre 15 anni.
“Mi hanno tolto 95 euro”, ci racconta l'infermiere, preferendo restare anonimo per ragioni che è facile intuire. “Mi sembra assurdo, una cosa che mai avrei potuto immaginare a fronte di tutti gli sforzi, i sacrifici e del sudore che noi infermieri buttiamo ogni giorno, correndo come pazzi per tappare i buchi creati da un decennio di tagli continui, in mezzo a pazienti con patologie gravissime, gente che muore ogni giorno. Questo – conclude sconsolato Marco - è davvero come sparare sulla croce rossa”.
“Mi sembra assurdo, una cosa che mai avrei potuto immaginare a fronte di tutti gli sforzi, i sacrifici e del sudore che noi infermieri buttiamo ogni giorno”
“Vergogna, vergogna, vergogna”: è la scritta in rosso che campeggia in cima al volantino che da qualche giorno circola tra i lavoratori dell'ospedale: “Non ci sono altre parole per descrivere quello che è successo, è una vergogna – commenta a Rassegna Tatiana Cazzaniga, segretaria della Fp Cgil di Perugia, il sindacato dei lavoratori della sanità - Pochi giorni fa il direttore generale dell'azienda ospedaliera ha rilasciato un'intervista nella quale ha definito eroi i suoi lavoratori, salvo poi tagliargli lo stipendio in piena emergenza coronavirus. Mi dica lei se non è una cosa da pazzi”.
Della questione è stata investita naturalmente anche la Regione, recentemente “conquistata” dalla Lega. “Lo abbiamo detto e ridetto insieme a Cisl e Uil all'assessore alla Sanità che questa è una cosa inaccettabile, che agli 'eroi' i soldi non si tolgono – continua Cazzaniga – ma la risposta è stata che non possono obbligare l'azienda a fare diversamente e che ne riparleremo semmai durante la contrattazione regionale”.
Intanto, però, infermieri, oss e tecnici non hanno preso bene questo “regalo” in un momento come questo. Romeo (altro nome di fantasia) è un tecnico di radiologia, una categoria pesantemente investita dall'emergenza coronavirus. “Una delle complicanze del covid-19 come noto è la polmonite e l'esame principe per diagnosticarla è la radiografia torace, che facciamo noi – ci racconta – Quindi siamo altamente a rischio, eppure ci hanno tolto un'indennità che aveva proprio lo scopo di riconoscere qualcosa, per quanto poco, a chi ha a che fare con pazienti gravi, spesso in pericolo di vita”.
“Ci hanno tolto un'indennità che aveva proprio lo scopo di riconoscere qualcosa, per quanto poco, a chi ha a che fare con pazienti gravi, spesso in pericolo di vita”
Romeo guadagna circa 1600 euro al mese, comprese notti e domeniche. “Pensi – ci dice ancora – che una domenica me la pagano 17 euro lorde e se coincide con una festività, Pasqua ad esempio, non cambia nulla, sempre 17 euro”. Per questo quei 50 euro in meno nella busta paga di marzo fanno male, a fine anno sono 600 euro, mica briciole. “In questi momenti ti viene da pensare a tutti gli sforzi fatti – chiosa Romeo - agli anni di studio, ai sacrifici, ai rischi che corri ogni giorno. E per avere cosa? Guardi, noi non ci sentiamo eroi, non vogliamo medaglie, chiediamo solo un po' di rispetto e di dignità”.