La tutela del lavoro di cura, retribuito e non retribuito, è un obiettivo fondamentale per garantire il rilancio dei sistemi pubblici di welfare e sostenere la piena eguaglianza di genere e la riproduzione sociale. Alcuni cambiamenti sociali degli ultimi decenni, tra cui l'invecchiamento della popolazione, il mutamento delle strutture familiari, l'ingresso delle donne nel mercato del lavoro, combinati con il deficit di politiche sociali, hanno un impatto negativo sulle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori della cura – segnando la necessità di un cambio di passo a livello globale, europeo e italiano.

È in forza di queste urgenze che il 29 ottobre di ogni anno, da due anni a questa parte, si celebra la Giornata internazionale dell’assistenza e del supporto (International Day of Care and Support), proclamata dall’ONU[1] e sostenuta dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati[2], di cui la Cgil è membra.

La Giornata mira a rendere visibile il lavoro di cura, a rivendicare il riconoscimento dell'assistenza, come diritto - di fornire e ricevere cura – nonché come bene pubblico. Ciò significa aumentare gli investimenti pubblici nel settore per garantire l'accesso universale a servizi sanitari, sociali e assistenziali di qualità. Ma significa anche promuovere il lavoro dignitoso, lottare contro il lavoro domestico informale, assicurando condizioni sicure e adeguate retribuzioni attraverso la contrattazione collettiva, e promuovere la lotta alle discriminazioni e alla mercificazione del lavoro di cura in contesti femminilizzati e con forte partecipazione di lavoratrici con background migratorio.

Una questione di genere

Quante persone lavorano nell’assistenza (formale e informale) in Europa e nel mondo? A livello globale[3] se ne contano più di 380 milioni, di cui circa 249 milioni sono donne (65%) e 132 milioni sono uomini. Per quanto riguarda, invece, gli assistiti, si prevede che entro il 2030 il numero di persone che avranno bisogno di cura e assistenza raggiungerà i 2,3 miliardi.

Scegliere di prendersi cura della salute delle persone non deve tradursi nel rischio di trascurare la propria. Lavorare con le fragilità comporta un grosso carico emotivo ed è per questo che chi opera nell’assistenza necessita di particolare attenzione. Non a caso, tra il 20% e il 30% degli operatori sanitari segnala alti tassi di stress, ansia e depressione[4]. E nel settore sanitario e assistenziale, il tasso di assenza sul lavoro per problemi psicologici sia in media del 12-15%, rispetto al 5-7% degli altri settori[5].

Ad essere colpite sono soprattutto le donne: infatti è il 38% a riferire sintomi di burnout, contro il 26% dei colleghi uomini. Ma perché? Oltre alla maggiore presenza di donne nel settore, anche la presa in carico di familiari anziani, bambini, e delle attività casalinghe, grava soprattutto sulle donne. Il quadro è netto: circa il 60% dei caregiver in Europa sono donne[6]. Non dovrebbe dunque sorprendere che il 70% di loro riporta alti livelli di stress e che il 20% soffre di ansia e/o depressione.

Non solo: diventa anche estremamente complicato conciliare lavoro e vita privata. È il 43% delle donne a sentirsi sopraffatta dalla gestione casa-lavoro[1]. Questo comporta la scelta di molte di ridurre il proprio orario di lavoro, ricorrendo ad un part-time che di volontario ha ben poco o, addirittura, di rinunciare alla propria carriera, con conseguenti impatti economici, a partire da una retribuzione inferiore o assente, fino ad una pensione ridotta.

In Italia la situazione è fortemente aggravata dagli scarsi investimenti. L’Italia nel 2023 ha investito appena il 6,2% del PIL in sanità pubblica, contro esempi positivi come quello di Germania (10,1%), Svezia (9.4%), Francia (9,3%), Austria (8,5%), Belgio (8%) e Danimarca (7,9%).

Vannini, Fp: intervenire subito sull’emergenza

Il segretario nazionale della Funzione pubblica Cgil Michele Vannini commenta così i dati: “Prendersi cura di chi cura non è uno slogan, si tratta di un’emergenza che necessita di una doppia dimensione d’intervento. La prima è la necessità di dare valore al lavoro di cura, facendolo uscire da un cono d’ombra che ne comporta la svalorizzazione. È da questo mancato riconoscimento, unito al dover affrontare situazioni di grande difficoltà e carichi di lavoro enormi, che può derivare il fenomeno del disagio psicologico. La seconda è dotare chi lavora in questi settori di diritti e di salari adeguati, per le competenze e per il carico che queste attività comportano. C’è molta strada da fare, anche perché le istituzioni sono troppo spesso impermeabili alle richieste di affrontare adeguatamente questi temi”.

Barbaresi, Cgil: basta tagli, investire sui lavoratori

Per la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi “il riconoscimento del valore del lavoro di chi cura richiede un forte investimento sul personale, con un piano pluriennale di assunzioni e la valorizzazione economica e professionale con rinnovo dei ccnl. Altrettanto indispensabile è il rilancio del welfare pubblico, a cui vanno garantite risorse necessarie ad allineare l’Italia ai livelli di spesa degli altri Paesi europei, fermando i processi di esternalizzazione e privatizzazione”.

Nella fase di preparazione della legge di Bilancio in cui ci troviamo, Barbaresi ha criticato i previsti tagli alla sanità: “Il ddl Bilancio 2025 prevede per il Fabbisogno sanitario nazionale pressantissimi tagli dell'investimento sul Pil, destinato a passare dal 6,28% del 2024 al 6,04% nel 2025 fino ad arrivare al 5,91% nel 2027. Si tratta dei tagli più duri degli ultimi decenni”.

Note

[1] Il 24 luglio del 2023 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione per la Giornata internazionale dell'assistenza e del sostegno del 29 ottobre di ogni anno.

[2] https://www.ituc-csi.org/care

[3] https://www.un.org/en/observances/care-and-support-day

[4] https://health.ec.europa.eu/system/files/2021-10/mental-health_workforce_factsheet_en_0.pdf

[5] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Self-reported_work-related_health_problems_and_risk_factors_-_key_statistics

[6] https://eurocarers.org/wp-content/uploads/2021/05/EUC-Covid-study-report-2021.pdf s.org/wp-content/uploads/2021/05/EUC-Covid-study-report-2021.pdf

[7] https://www.eurofound.europa.eu/system/files/2018-12/ef18065en.pdf