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Discontinuità, inversione di tendenza, cambio di passo: sono queste secondo la Cgil di Terni le parole che dovranno caratterizzare il 2024, un anno che si presenta con un bagaglio notevole di criticità ereditate dal passato. “I dati del 2023 per la nostra provincia sono purtroppo molto negativi – ha detto nella conferenza stampa di inizio anno il segretario generale della Camera del Lavoro di Terni, Claudio Cipolla –. Prima di tutto da un punto di vista demografico, perché continuano i fenomeni di invecchiamento e spopolamento che vedono Terni ai primi posti in Italia”.
Impressionante il dato citato dal segretario sull'indice di invecchiamento della popolazione che nella provincia è del 267% (rapporto tra over 65 e under 15), quasi 100 punti sopra la media nazionale. Mentre è sempre alto il numero di giovani che lasciano il territorio per andare a studiare o lavorare altrove. “Un dato che chiede prima di tutto una presa di coscienza che non vediamo da parte delle istituzioni – ha detto Claudio Cipolla –. E poi servono politiche radicalmente diverse in quattro ambiti fondamentali: salute, lavoro, sviluppo e sociale”.
Questo si traduce, secondo la Cgil, nella necessità di interventi di contrasto alla crescente povertà, che interessa ormai strutturalmente anche lavoratori e pensionati. Basti dire che in Umbria, dove le retribuzioni sono già sensibilmente più basse della media nazionale, la provincia di Terni sconta un ulteriore ritardo (circa 3mila euro in media rispetto alla provincia di Perugia) e cresce il numero di nuclei familiari sotto la soglia di povertà. Il lavoro, purché stabile e di qualità, è naturalmente il primo strumento “costituzionale” da contrapporre a questo declino, ma accanto a questo c’è poi tutta la partita del welfare, a cominciare della sanità, rispetto alla quale il messaggio alla Regione è netto: basta con lo smantellamento del servizio pubblico, basta con le liste d’attesa infinite e con i finanziamenti al privato, servono investimenti in personale, nel territorio, nella rete ospedaliera e nell’assistenza domiciliare.
Per quanto riguarda il sindacato, però, il 2023 è stato anche un anno di numeri importanti: iscritti in crescita e quasi 50mila pratiche di tutela individuale svolte nelle 37 sedi presenti sul territorio provinciale. “È il segno di un riconoscimento dell’affidabilità e della credibilità dell’organizzazione – ha osservato il segretario –, ma anche di un malessere sempre più diffuso tra la popolazione che si rivolge a noi in cerca di sostegno, aiuto e rappresentanza. Questo ci spinge a iniziare l’anno sulla scia di quando fatto nel 2023, ovvero costruendo iniziative di proposta e mobilitazione a tutti i livelli che possano incidere nelle scelte che le aziende da una parte e le istituzioni dall’altra metteranno in campo, scelte che devono essere necessariamente di rottura con il passato se si vuole davvero invertire quel piano inclinato sul quale da troppo tempo il nostro territorio sta scivolando, rispondendo ai reali bisogni di cittadini e lavoratori”.