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La crisi pandemica rende urgente rilanciare e potenziare nel nostro Paese le politiche attive per sostenere chi ha perso il lavoro e chi rischia di perderlo, e affiancare tutti quei lavoratori che saranno coinvolti nei processi di riconversione e riqualificazione delle loro imprese. Inoltre, è urgente dare continuità agli ammortizzatori Covid e al blocco dei licenziamenti. Questo, in estrema sintesi, il nodo del confronto che la Cgil ha voluto promuovere oggi (8 luglio) con le Istituzioni dal titolo “Quale futuro per le politiche attive del lavoro”.
Purtroppo, denuncia la Cgil, l’attuale sistema “fa acqua da tutte le parti: il reddito di cittadinanza e l’annesso assegno di ricollocazione stentano a decollare; il Piano nazionale straordinario per i Centri per l’impiego è fermo al palo; vi sono incertezze legate al ruolo e al futuro dei Navigator; le risorse stanziate con il recente milleproroghe per la stabilizzazione dei precari storici di Anpal Servizi sono inutilizzate”.
Secondo la segretaria nazionale della Cgil Tania Scacchetti, intervenuta a conclusione della webinar, “per ridare una funzione centrale alle politiche attive e costruire una visione più complessiva degli interventi, formazione compresa, occorre innanzitutto che il Ministero del Lavoro, d'intesa con le Regioni, elabori un piano strategico con le risorse e le competenze a disposizione, coinvolgendo, tra gli altri, Anpal, le strutture regionali per le Politiche attive, Inps, Inail, e le Agenzie per il lavoro pubbliche e private”.
Altre due questioni che secondo la dirigente sindacale andrebbero subito affrontate sono: “Il rafforzamento del ruolo di Anpal Servizi che - spiega - non può prescindere dalla immediata stabilizzazione degli oltre 600 lavoratori, dei quali circa 500 vedranno scadere il loro contratto tra luglio e settembre. Anpal con l’approvazione della delibera deve subito dare seguito all’importante accordo interconfederale firmato il 13 febbraio scorso da Agenzia e Cgil, Cisl e Uil, che prevede la stabilizzazione dei lavoratori”.
“Politiche attive e passive non possono essere più alternative, occorre invece una vera valorizzazione di tali politiche tanto più in chiave post Covid. È necessario costruire incastri virtuosi fra ammortizzatori, formazione e redistribuzione e riduzione dell'orario di lavoro. In una fase di grande trasformazione e riconversione del sistema produttivo è essenziale - conclude Scacchetti - che si apra su questi temi un confronto con le parti sociali”.