“È urgente una vera riforma fiscale per alleggerire il carico su lavoratori e pensionati, ma la flat tax è la versione peggiore poiché complica ulteriormente il sistema, e non garantisce giustizia ed equità”. Così, in una nota, la Cgil nazionale.
“Il governo, dopo la prima ipotesi che prevedeva un’aliquota al 15% fino a 80 mila euro e al 20% per i redditi superiori, con un costo di oltre 59 mld, sembra aver virato – evidenzia la Confederazione – verso una mini flat tax sul reddito familiare, con un’unica aliquota al 15% e con un costo di 15 mld”.
Una misura quest’ultima comunque “iniqua” perché, come dimostra la Cgil attraverso alcune stime, “un’aliquota del 15% uguale per tutti, basata sui redditi dei nuclei familiari, e non più personali, da zero a 50 mila euro comporterebbe che una famiglia con due redditi, entrambi inferiori a 20mila euro, non avrebbe alcun vantaggio, mentre una famiglia con un reddito di 4 0mila euro derivante da un unico percettore avrebbe un vantaggio di oltre 5 mila euro”.
Inoltre, sottolinea la Cgil, “la cancellazione degli oneri detraibili porterà a una diminuzione di spese ‘virtuose’ e degli incentivi alla fatturazione. La mini flat tax produrrà uno svantaggio notevole per i secondi percettori di reddito, in gran parte donne che, a causa del reddito del marito, finirebbero per pagare imposte più alte e sarebbero quindi disincentivate a lavorare”.
“Crediamo – aggiunge il sindacato di corso d’Italia – che per rendere il sistema fiscale più progressivo e più giusto sia indispensabile diminuire l'Irpef per lavoratori e pensionati attraverso l'aumento delle detrazioni, premiando così le categorie che da sempre pagano le imposte fino all'ultimo euro. Per questo motivo, assieme a Cisl e Uil, chiediamo al governo di convocare un tavolo per discutere seriamente di come riformare il sistema fiscale, un tema troppo rilevante per essere trattato senza confrontarsi con le parti sociali”, conclude la Cgil.