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“L’acqua pubblica è un diritto umano universale che oggi di fatto in Sicilia non è garantito: la causa è la siccità, ma anche non averne contrastato gli effetti con una adeguata politica delle risorse”. Con queste parole pronunciate dalla segretaria regionale della Cgil Gabriella Messina, si è aperta la manifestazione organizzata dalla Cgil Sicilia a Enna. Quella di oggi è la prima di un ciclo di manifestazioni che vedrà impegnata la Confederazione che ha lanciato una mobilitazione che toccherà tutte le province per chiedere interventi concreti per la Sicilia, i siciliani e le siciliane. E si è scelto di partire dall’acqua perché questa è una vera e propria emergenza.
I numeri di un’emergenza
Secondo l’Arpa regionale nell’Isola ci sono 29 invasi mentre il registro nazionale ne conta 46. Di questi dieci hanno limitazioni, quattro sono fuori esercizio e tanti sono incompiuti. Gli ultimi dati reperibili dicono che nel 2022 si è registrata una dispersione del 51,6%, pari a un volume di 339,7 milioni di metri cubi di acqua sprecata (Istat), con punte in alcuni territori del 60%. Solo il 61% dei 5 milioni di abitanti è servito da un impianto di depurazione, il 71,5% nei comuni capoluogo. Il 75% degli impianti siciliani scarica in torrenti e fiumi, il restante 25% in mare. Dei 463 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, il 17% non è attivo e dei 388 attivi solo il 17,5% opera con autorizzazione allo scarico in corso di validità.
Risposta inadeguata
Il Governo regionale sembra esseri accorto solo ora dell’emergenza. Sono infatti del febbraio e del marzo di quest’anno le delibere della Giunta Regionale che dichiarano lo stato di crisi per emergenza idrica. Ad aprile 2024 è stata istituita la cabina di regia che avrà il compito di individuare, stimolare e coordinare gli interventi più urgenti e indifferibili per mitigare gli effetti della crisi. A maggio sono stati annunciati 90 milioni per i dissalatori del FSC 2021-27 e a luglio si è provato a dare risposta con 15 milioni di euro agli allevatori per sistemi di raccolta e stoccaggio dell’acqua.
La manifestazione
La manifestazione di oggi, 16 ottobre, si è aperta con il saluto del segretario della Cgil di Enna Antonio Malaguarnera. Il palco è stato allestito in un luogo simbolico ed evocativo, la diga Nicoletti. Insieme ai dirigenti e alle dirigenti della Cgil hanno partecipato all’iniziativa i sindaci del comprensorio, di tutti gli schieramenti politici, l’assessore regionale all’agricoltura Salvatore Barbagallo, il commissario per l’emergenza idrica Dario Cartabellotta e gli esponenti dei sistemi di gestione idrica di Enna e Agrigento e dei consorzi di bonifica. Con loro cittadini e cittadine insieme ai lavoratori del settore.
Le richieste della Cgil
La Cgil Sicilia chiede in primo luogo un nuovo modello di governance che “consenta il superamento dell’attuale frammentazione – ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali e interventi su reti, dighe, corsi d’acqua, e per la tutela del suolo. Finora si è ragionato sempre sull’onda dell’emergenza, ma visti i cambiamenti climatici e la siccità che incombe – ha sottolineato il segretario della Cgil – non si fa molta strada e ci si ritrova periodicamente con razionamenti d’acqua che creano gravi disagi alla popolazione, ad agricoltura e allevamento e all’intero apparato produttivo”.
Un passo indietro
La segretaria Messina, spiegando le ragioni della manifestazione, ha sottolineato che “la crisi idrica sta dando corso a razionamenti con rubinetti a secco anche per una settimana, producendo esasperazione nei cittadini e in agricoltori e allevatori. I cambiamenti climatici in queste condizioni rischiano di compromettere le prospettive di sviluppo della Sicilia, di acuire i divari generazionali e di genere, di incidere negativamente sulla qualità e sulle condizioni di lavoro”.
Che fare
È sempre la dirigente sindacale a dire che “occorre una strategia complessiva nell’ambito di una visione di sistema con interventi strutturali non rinviabili, utilizzando tutte le risorse disponibili, da quelle del Pnrr a quelle del Piano nazionale per la sicurezza del settore idrico, circa 900 mila euro, 92 milioni in arrivo, il resto già destinato a 27 progetti di opere idriche infrastrutturali prioritarie. Ulteriori risorse sono disponibili da Fesr, Psp, Fsc e altre fonti. La frammentazione delle governance determina oggi anche difficoltà a ricostruire le risorse disponibili”.
(Nel video a cura della Cgil Sicilia, il segretario generale regionale Alfio Mannino)
Le preoccupazioni
“L’andazzo generale – ha osservato Mannino – ci fa temere che queste risorse non vengano adeguatamente e tempestivamente utilizzate”. Guardando ad esempio ai dissalatori “in una logica di emergenza – sostiene la Cgil – erano state previste misure per 100 milioni da fondi Fsc regionali, di cui 90 milioni dall’accordo di coesione e 10 da fondi regionali, ma a oggi non risultano studi di fattibilità e non c’è stato alcun confronto”. Nuova governance, dunque, “per una strategia complessiva che affronti l’emergenza eliminandone al contempo il carattere strutturale”: è quello che chiede il sindacato.
Una strategia complessiva è ciò che serve
“Una nuova governance per il superamento della frammentarietà del sistema idrico e acquedottistico e la messa in campo di interventi strutturali su invasi, reti idriche colabrodo, completamento di dighe, messa in sicurezza degli approvvigionamenti nelle aree più a rischio siccità”. Ma serve anche una “strategia di sistema con azioni di tutela dal rischio idrogeologico e di conservazione del territorio, a partire da un grande piano di riforestazione – ha sottolineato Mannino – e di messa in sicurezza dagli incendi”.
“Difesa del suolo e difesa della risorsa idrica – ha concluso il segretario generale della Cgil Sicilia – sono due cose che marciano insieme. Saremo con i lavoratori, le lavoratrici e i cittadini tutti che patiscono l’attuale situazione, con i sindaci che si ritrovano quotidianamente ad affrontare emergenze che possono essere superate solo attraverso interventi strutturali e riforme”.
La Cgil non si ferma
“Il nostro percorso di mobilitazione per cambiare il futuro della Sicilia, come dice lo slogan che abbiamo scelto – ha affermato infine Mannino – comincia dall’acqua e da un’area interna per sottolineare che l’azione politica del governo regionale segna il passo anche se si tratta di diritti essenziali. In queste settimane scenderemo in piazza per la sanità pubblica, per il lavoro, per un diverso sistema di gestione di rifiuti, per la transizione energetica e industriale, per la valorizzazione delle potenzialità della Sicilia, a partire da quelle legate all’ambiente e al patrimonio culturale. Oggi come mai – ha concluso il segretario della Cgil Sicilia – il mondo del lavoro e tutti i cittadini devono fare sentire forte la propria voce per pretendere un cambiamento che dia futuro alla Sicilia e alle giovani generazioni”.