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Sotto attacco. Cgil, Fp e Spi dell’Emilia-Romagna descrivono così la situazione della sanità pubblica, vittima di “inopportune e pericolose pressioni della sanità privata accreditata.
Pressioni mosse sulla Regione Emilia-Romagna e sulle aziende sanitarie “per acquisire maggiore peso nel sistema sanitario si rivelano con un’aggressività inedita. Facendo leva sui tempi d’attesa, frutto di anni di definanziamento della sanità pubblica e di svalorizzazione delle professionalità della sanità, a cui il governo Meloni contribuisce ulteriormente per i prossimi sette anni, la sanità privata accreditata si pone in concorrenza diretta con le strutture pubbliche, utilizzandone le risorse e cercando di essere maggiormente attrattiva verso il personale”.
“Sostenere che il privato costa meno del pubblico – quando il contratto nazionale è scaduto da ben sei anni e Aiop e Aris si rifiutano di aprire le trattative per il rinnovo nonostante le sollecitazioni e la disponibilità del ministero della Salute e della Conferenza delle Regioni (rappresentata dall’assessore Fabi) – è veramente offensivo, non solo nei confronti di lavoratrici e lavoratori, ma anche di chi legge tali affermazioni”.
“I cittadini – scrivono nella nota la Cgil regionale e le sue categorie del pubblico e dei pensionati – devono essere consapevoli che le prestazioni del privato accreditato sono pagate con risorse pubbliche che devono poter continuare a garantire la produzione interna alle aziende sanitarie e sostenere le sfide della ricerca, dell’innovazione, dell’elevatissima specializzazione, oltre che dello sviluppo della sanità di prossimità”.
“Drenare ulteriori risorse verso il privato accreditato significa destrutturare il servizio pubblico”
“Drenare ulteriori risorse verso il privato accreditato significa destrutturare il servizio pubblico, indebolendolo e rendendolo dipendente dalla disponibilità del privato a produrre le prestazioni richieste, come già sperimentato con esiti negativi durante il Covid. Ci auguriamo che il presidente De Pascale, come promesso in campagna elettorale, confermi la centralità del sistema pubblico universalistico, senza cedere a pressioni scomposte, proseguendo in una logica di integrazione fortemente governata dal sistema sanitario regionale che deve esercitare la propria funzione di committenza in autonomia e con responsabilità, decidendo a priori per quante e per quali prestazioni rivolgersi al privato, nell’interesse – concludono i sindacati – e per la tutela dei diritti di salute di tutta la cittadinanza”.