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“Mentre il governo, attraverso il ministro D’Urso, non perde occasione per raccontare quanti aiuti alle imprese si sono introdotti e quanti se ne stanno attivando, con una narrazione che vuole descrivere il Paese come una locomotiva inarrestabile - sono di pochi mesi fa i commenti sull’economia italiana che progrediva meglio di Germania e Francia -, i dati pubblicati oggi dal Cerved ci fanno tornare al Paese reale. Fallimenti e liquidazioni di aziende in crescita, un preoccupante +5,2% nel manifatturiero, con una perdita secca di 81.000 posti di lavoro. E le crisi continuano ad aumentare, di ieri la volontà della Marelli di chiudere lo stabilimento di Crevalcore in Emilia”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
“Ricordiamo al governo e al ministro D’Urso – sottolinea il dirigente sindacale – che non è attraverso una narrazione positiva che il nostro Paese potrà invertire un trend di decrescita del settore industriale sempre più preoccupante, con un sistema non pronto e inadeguato a fronteggiare le enormi transizioni che abbiamo da compiere nei prossimi anni, quella energetica e quella digitale”.
“Non è sufficiente erogare contributi, incentivi, sussidi a pioggia per cambiare lo stato delle cose. È invece necessario – sostiene Gesmundo – che il governo apra un tavolo con associazioni datoriali e organizzazioni sindacali per reintrodurre nel nostro Paese le politiche industriali a forte trazione pubblica e disegnare l’industria del futuro”.
“Solo se sapremo individuare le filiere produttive strategiche, sostenere innovazione e ricerca nel settore energetico, qualificare gli investimenti in idrogeno verde e rinnovabili, fortemente penalizzate dalla modifica al Pnrr voluta dall’Esecutivo, riusciremo a vincere le sfide che abbiamo di fronte. A partire dal settore idroelettrico – aggiunge – che è stato troppo a lungo trascurato e che diventa strategico anche per la cura del territorio e per sostenere l’irrigazione necessaria a contrastare i cambiamenti climatici, con gli investimenti a sostegno dei bacini idrici fermi al palo”.
“Basta favole, basta racconti edulcorati, il governo deve prendere atto delle difficoltà in cui l’apparato industriale italiano versa e, con tutti i soggetti sociali interessati, aprire un tavolo di confronto vero che disegni gli interventi necessari”, ribadisce il segretario confederale della Cgil, sottolineando che “anche per questi motivi saremo in piazza il prossimo 7 ottobre a Roma”. “Se si andrà avanti limitandosi agli annunci – conclude – il nostro Paese continuerà a perdere settori importanti del manifatturiero, condannando la nostra economia a un lungo ma inarrestabile declino”.