In queste difficili giornate le Camere del Lavoro Cgil di Ravenna e di Forlì Cesena sono a fianco della popolazione, sia con le squadre di volontari che si sono messi a disposizione per le zone più colpite, sia con le strutture sindacali per le difficoltà accorse nei luoghi di lavoro e per raccogliere i bisogni sociali nel territorio in particolare delle persone più fragili.

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In questo momento è necessario evitare perdite di tempo nel definire i sostegni alla popolazione, scrive il sindacato. Con l'apertura dello Stato di emergenza, “si ripristinino e si eroghino subito i contributi di immediato sostegno e i contributi per l'assistenza alloggiativa (i CIS e i CAS) considerando che si contano migliaia di persone colpite per cui un ristoro urgente diventa fondamentale”.

“Bene la nomina di Irene Priolo a Commissaria per l’Emergenza alluvione 2024, ma rimangono tutti i nodi di ciò che tuttora resta in capo al Generale Figliuolo Commissario alla Ricostruzione. Non vorremmo rivedere gli errori di questo ultimo anno. Per questo, quando sentiamo da parte di esponenti del Governo innescare una polemica verso la Regione Emilia-Romagna, per mancanze che sono della stessa struttura commissariale nazionale nominata dal Governo, diciamo che a questo teatrino non ci stiamo”.

“La Regione, nel 2023, è stata nei fatti esautorata quando non è stato nominato Commissario per la ricostruzione il Presidente della Regione, una scelta oltretutto tardiva nei tempi che ha determinato la perdita di mesi preziosi, oltre che sbagliata determinando un modello di Commissario in smart working, con l'assenza di strutture nel territorio che potessero definire scelte e aiutare la popolazione. Di fatto è mancato quel modello organizzativo costituito dal rapporto con le parti sociali, tra cui le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria, che negli anni ha permesso a questa regione di affrontare grandi difficoltà, come il terremoto del 2012. Ciò che ancora manca, inoltre, è il piano di ricostruzione che dopo 16 mesi non solo non vede cantieri attivi ma è ancora nelle mani del Commissario, che se non eroga ristori e non apre i cantieri per la ricostruzione, ci chiediamo cosa stia facendo?”, Scrive ancora la Cgil.

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Un’altra notte di emergenza e fango in Romagna

Un’altra notte di emergenza e fango in Romagna
Un’altra notte di emergenza e fango in Romagna

È passato poco più di un anno e molte famiglie, mentre aspettano ancora gli aiuti promessi dal Governo, si trovano a rivivere l’allagamento delle loro abitazioni rendendo così vani gli interventi di bonifica e riqualificazione fatti sostanzialmente a loro spese. Inoltre, dopo aver promesso i rimborsi al 100% dal Governo, oggi ci sentiamo dire mentre stiamo ancora mettendo in sicurezza le persone, che la soluzione che si immagina è un’assicurazione privata obbligatoria per le abitazioni. Una scelta a cui ci opponiamo con forza, una scelta che è nei fatti l'ennesima privatizzazione di questo Governo, che arriva a privatizzare i risarcimenti dopo che non è stato in grado di mantenere le promesse. Una vergogna – denuncia il sindacato – che serve solo a riempire le tasche di banche e di assicurazioni, lasciando tutti gli oneri ai cittadini che già pagano le tasse, senza alcun ragionamento di progressività e di tutela verso i nuclei più fragili.
 

“Infine, in tanti abbiamo espresso fin da subito un ringraziamento alle operatrici e agli operatori del sistema pubblico di soccorso e di emergenza di tutti i corpi dello Stato che sono intervenuti in questi giorni drammatici. La situazione più critica è passata, vorremmo sottolineare che queste donne e questi uomini sono eroi tutto l'anno e che il miglior modo che avrebbe il Governo per ringraziarli, in qualità di datore di lavoro pubblico, è rinnovare i contratti nazionali del settore pubblico, erogando i giusti aumenti delle retribuzioni ferme in alcuni casi da anni. Chiediamo, dunque, maggior rispetto per le cittadine e cittadini romagnoli e rivendichiamo di essere ascoltati perché i danni di questi ritardi, lungaggini e mancate scelte, finiscono sulla pelle di chi vive in questo territorio e non possiamo nuovamente accettarlo”, si conclude la nota.

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