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I servizi educativi e didattici in Italia sono garantiti, ma solo per 9 - 10 mesi all’anno. Una volta chiusi i nidi, gli asili, le scuole, da giugno a settembre la gestione delle giornate e l’organizzazione delle attività e della socialità sono un problema a totale carico delle famiglie. Perché mamma e papà in quei tre mesi continuano a lavorare, vacanze a parte, mentre tutto il resto si ferma.
Estate senza welfare
Tutto tranne i centri estivi, la risposta moderna al welfare una volta assicurato dai nonni, che hanno raggiunto costi proibitivi, senza garantire necessariamente qualità dei servizi e del lavoro. In base al monitoraggio effettuato dall’osservatorio nazionale di Federconsumatori, siamo sulle 190 euro a settimana in una struttura privata: 115 solo mezza giornata, 88 se il bambino si porta il pranzo al sacco. La tariffa scende a 75 euro per metà giornata e a 95 per il tempo pieno se la struttura è pubblica. Naturalmente a figlio, se poi i ragazzini sono due o più ci sono degli sconti, di circa il 10 per cento. Gli aumenti? Siano nell’ordine del più 13, più 20, addirittura più 50 per cento per cento rispetto al 2019.
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Costi proibitivi
“La scelta è vastissima, ce n’è per tutti i gusti, dai corsi di lingua a quelli di arte, ai corsi sportivi – scrive in una nota Federconsumatori -. L’unica costante sono i costi sempre più elevati. Per molte famiglie si tratta di importi insostenibili. Per questo sono nate negli ultimi anni forme di condivisione e collaborazione all’insegna del risparmio. Tate condivise, genitori che programmano a turno le ferie per prendersi cura dei figli e degli amichetti, senza contare l’aiuto insostituibile dei nonni”.
Facendo due conti, su base mensile le cifre sono altissime: 760 euro a figlio se frequenta un privato, 380 se va al pubblico. “La differenza riscontrata tra pubblico e privato è dovuta a diversi fattori – spiegano dall’associazione -: oltre alle strutture che ospitano i bambini, che per i centri estivi pubblici sono per lo più istituti scolastici, il costo varia notevolmente anche in base alla tipologia delle attività ludiche e socio-educative svolte”. Inoltre, quando si è in presenza di servizi offerti direttamente dagli enti pubblici o con il sostegno di fondi comunali, le tariffe sono in qualche modo “calmierate”, negli altri casi siamo nell’ambito del libero mercato.
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Settore senza regole
“In questo settore c’è l’anarchia più totale, un’assenza di regole e un’estrema frammentazione – spiega Stefano Sabato, Fp Cgil nazionale -. Ci sono ottime pratiche di servizio pubblico, con appalti, accreditamenti e bandi di gara fatti con tutti i crismi, che finanziano o cofinanziano le attività. E ci sono situazioni da vero e proprio Far West: realtà come la piscina di quartiere o la polisportiva sotto casa che fanno e disfano come vogliono, che impiegano lavoratori pagandoli con rimborsi a piè di lista, a ritenuta d’acconto, a nero”.
La risposta del privato
Costi a parte, quindi, se ci concentriamo sulle condizioni di lavoro il primo distinguo da fare è tra il pubblico e il privato. Sebbene non ci siano dati statistici, l’offerta dei privati è quella che copre la stragrande maggioranza della richiesta dell’utenza, da Nord a Sud, isole comprese. La compagine dei datori di lavoro è articolata: istituzioni no profit, cooperative, aziende, parrocchie e polisportive danno da lavorare con un gran dedalo di contratti precari: dai contratti a chiamata ai voucher, dalle collaborazioni occasionali ai cococo, molto lavoro stagionale e una certa quantità di “volontariato” o pseudo tale.
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5-6 euro l’ora
Polisportive e parrocchie non applicano i contratti collettivi, ma riconoscono un rimborso spese giornaliero ai “volontari”, 5-6 euro l’ora, puntando su lavoratori senza qualifica. E mentre una cooperativa chiede oltre 20 euro l’ora per un educatore qualificato, il lavoratore finisce per percepire un netto molto inferiore.
“L’offerta pubblica è davvero esigua, anche se negli ultimi anni è un po’ cresciuta e nel nostro territorio c’è una maggiore attenzione – racconta Nello Crescenzo, Fp Roma-Est Valle dell’Aniene -. Di fatto il privato la fa la padrone, e sfrutta il bisogno delle famiglie offrendo al massimo un buon parcheggio. Non abbiamo numeri, ma lo sfruttamento dei lavoratori è diffusissimo: i part-time ciclici verticali, costretti a non lavorare d’estate, sono disposti ad accettare qualsiasi condizione, anche 5 euro l’ora con la ritenuta d’acconto pur di non stare fermi”.
C’è pubblico e pubblico
Anche nel pubblico la casistica è variegata. Ci sono i servizi gestiti direttamente dai Comuni, specie per la fascia di età 0-6, con personale interno a tempo determinato o indeterminato, a cui è applicato il contratto collettivo nazionale e viene corrisposta la retribuzione corretta. “E poi c’è il mondo dell’appalto, con i servizi affidati per lo più alle cooperative sociali – afferma Tatiana Cazzaniga, Fp Cgil nazionale -. Una garanzia è data dai bandi dei comuni, che finanziano o co finanziano e che in molti casi prevedono criteri e standard da rispettare. Se poi le società applicano il contratto in modo corretto, questo non possiamo saperlo. Certo è che i salari sono bassi, una realtà che viviamo quotidianamente” .
Per l'anno 2024, il Fondo destinato all'organizzazione di iniziative nei centri estivi, ai servizi socio-educativi territoriali e ai centri con funzione educativa e ricreativa rivolti ai minori ammonta a 60 milioni di euro. Queste risorse sono allocate per le attività che si svolgono dal 1° giugno al 31 dicembre, con l'obiettivo di potenziare i servizi, anche in collaborazione con enti pubblici e privati.
Milano
A Milano per la fascia 0-6 c’è un accordo siglato da Funzione pubblica per il quale gli educatori dipendenti a termine del Comune che lavorano dieci mesi all’anno prestano la loro opera anche nel mese di luglio con un incentivo economico pari a 80 euro lordi al giorno. “800 euro per 15 giorni, 1.650 al mese lordi - dice Giovanni Molisse , Fp Milano -. L’operazione è finanziata da Palazzo Marino e riesce a coprire il 30 per cento della richiesta delle famiglie. Il restante 70 per cento si rivolge al privato o deve trovare soluzioni alternative”.
Roma
“Anche a Roma per il segmento 0-3, i nidi comunali dopo la chiusura canonica del 30 giugno – spiega Carmen Morgia, Fp Roma e Lazio -, aprono fino al 31 luglio in base alle richieste dell’utenza con personale supplente, incarico mensile e contratto regolare. Per la fascia 3-6 il Comune finanzia il progetto scuole aperte: per i centri estivi si serve delle cooperative sociali, che offrono attività a base di arte, sport, cultura”.
Novara
A Novara il sindacato è riuscito ad accorpare l’appalto che il Comune dà per le materne e le elementari alle cooperative e alle aziende del terzo settore: i servizi pre-scuola, quelli di inclusione degli studenti disabili e i centri estivi: “C’è l’obbligo di applicazione del contratto nazionale – dice Paolo Del Vecchio, Fp Cgil Novara -a professionisti che lavorano tutto l’anno con un rapporto subordinato. E con lacontrattazione di anticipo siamo riusciti ad avere condizioni migliorative”.
Lecce
Centri estivi quasi pubblici, finanziati parzialmente dalla Regione, sono presenti anche in Puglia, e sono realizzati da associazioni culturali, cooperative, polisportive, piccole realtà territoriali. “Coprono una fetta minima di utenza che si rivolge al privato, un mondo che sfugge al nostro monitoraggio ed è polverizzato” racconta Fiorella Fischetti, Fp Cgil Lecce.
“Il controllo e l'intervento pubblico possono garantire la qualità del lavoro, sia a operatori ed educatori – sostiene Rossella Marinucci, Cgil -, evitando loro condizioni lavorative inaccettabili e riconoscendo le professionalità, che alle famiglie, garantendo il diritto di accesso ai centri estivi, con assistenza qualificata, a tutti i bambini e strumenti di conciliazione tra responsabilità di cura e lavoro ai loro genitori”.