"La mancanza del gas e della sua rete di distribuzione determina per la Sardegna una situazione di diversità infrastrutturale, rispetto alle altre regioni d'Italia, che non consente una transizione graduale dall'uscita dal carbone". A dirlo sono Filctem Cgil, Femca Cisl, Cisl Reti e Uiltec Uil della Sardegna, contestando la determina con cui il ministero dell'Ambiente il 22 novembre scorso ha disposto l'accelerazione della dismissione delle centrali elettriche a carbone e annunciando l'avvio di una fase di mobilitazione dei lavoratori interessati. Nell'isola ce ne sono due: l'impianto di Fiumesanto (Sassari) della Ep Produzione e quello Enel di Portoscuso (Sulcis), da chiudere entro il 2025. Ma già entro il 31 gennaio prossimo va presentato un piano di riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale, col dettaglio del piano di fermata definitiva, pulizia e messa in sicurezza, oltre al cronoprogramma.

"Sulla Sardegna si sta abbattendo l'ennesimo colpo del governo, che potrebbe mettere in ginocchio l'intero sistema economico dell'isola", proseguono i sindacati, in linea con l'allarme lanciato dal presidente della Regione Francesco Pigliaru, in una lettera inviata al premier Giuseppe Conte per chiedere un incontro urgente sulla determina ministeriale. "Chiediamo che il governo apra un tavolo di confronto con la giunta regionale attuale e in continuità con quella futura e con le organizzazioni sindacali per pianificare e gestire questo cambiamento cruciale".