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Il 16 novembre del 1922 Benito Mussolini pronuncia quello che passerà alla storia come "il discorso del bivacco". È il primo discorso tenuto dal duce in veste di Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia.
“Signori - dirà - quello che io compio oggi, in questa Aula, è un atto di formale deferenza verso di voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza (…) Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”.
Almeno in questo primo tempo…
“Il discorso che sto per pronunziare dinanzi a voi - dirà gettando platealmente la maschera Benito Mussolini tre anni più tardi, il 3 gennaio 1925 - forse non potrà essere, a rigor di termini, classificato come un discorso parlamentare. Sono io, o signori, che levo in quest’Aula l’accusa contro me stesso. Si dice: il fascismo è un’orda di barbari accampati nella nazione; è un movimento di banditi e di predoni! Dichiaro qui, al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili, la soluzione è la forza. Non c’è mai stata altra soluzione nella storia e non ce ne sarà mai. Ora io oso dire che il problema sarà risolto. Il fascismo - governo e partito - sono in piena efficienza. Vi siete fatti delle illusioni! Voi avete creduto che il fascismo fosse finito perché io lo comprimevo, che fosse morto perché io lo castigavo. Ma se io mettessi la centesima parte dell’energia che ho messo a comprimerlo, a scatenarlo, voi vedreste allora. Non ci sarà bisogno di questo, perché il Governo è abbastanza forte per stroncare in pieno definitivamente la sedizione dell’Aventino. L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi, questa tranquillità, questa calma laboriosa gliela daremo con l’amore, se è possibile, e con la forza, se sarà necessario. Voi state certi che nelle quarantott’ore successive a questo mio discorso, la situazione sarà chiarita su tutta l’area”.
E il duce mantiene la promessa
“Portare ogni cura nell’adozione delle misure atte a garantire il mantenimento dell’ordine pubblico in qualunque circostanza - recita un telegramma ai prefetti del giorno stesso - 1) chiusura di tutti i circoli e ritrovi sospetti dal punto di vista politico; 2) scioglimento di tutte le organizzazioni che sotto qualsiasi pretesto possano raccogliere elementi turbolenti o che comunque tendano a sovvertire i poteri dello Stato; 3) lo scioglimento di tutti i gruppi dell’Italia libera (associazione antifascista di ex-combattenti) vietandone sin da ora qualsiasi attività; 4) vigilanza dei comunisti e sovversivi che diano prova o sospetto di attività criminosa procedendo a retate degli elementi pericolosi e avvertendo che ogni tentativo di resistenza deve essere severamente represso con ogni mezzo; 5) rastrellamento di armi illegalmente detenute operando oculate frequenti perquisizioni; 6) vigilanza rigorosissima sugli esercizi pubblici”.
In soli tre giorni saranno chiusi 95 circoli e ritrovi "sospetti", 150 esercizi pubblici e 25 organizzazioni ‘sovversive’. Saranno messi sotto controllo 611 reti telefoniche e 4.433 posti pubblici, effettuate 655 perquisizioni domiciliari e 111 ‘sovversivi’ saranno arrestati.
“Noi siamo un paese senza memoria - scriveva Pier Paolo Pasolini - Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale”.
Meditiamo amicә e compagnә, meditiamo.