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Gli alloggi pubblici in Italia sono nettamente insufficienti per coprire i fabbisogni della popolazione studentesca che, per svariati motivi, decide di studiare in una città diversa rispetto alla propria: a fronte di di 410 mila giovani che ne avrebbero bisogno, sono disponibili solo 42.732 posti letto. Ma non basta. I canoni di affitto “privato” sono molto alti. In una città come Milano, ad esempio, anche a chi ha la “fortuna” di beneficiare di una borsa di studio, pagato l’affitto, restano in media 100 euro per le bollette, la spesa e spostarsi in città.
In realtà una possibile, parziale, alternativa ci sarebbe. Quella di utilizzare il canone agevolato che, sulla carta, può essere vantaggioso sia per il proprietario (cedolare secca al 10%, esenzione dell’addizionale Irpef e imposta di registro, riduzione del 25% dell’Imu) sia per lo studente, che può avere ribassi tra il 15 e il 40% grazie agli accordi territoriali che vengono sottoscritti tra associazioni di rappresentanza dei proprietari e degli inquilini, tra cui il Sunia e l’Udu.
Gli studenti, inoltre, possono beneficiare di agevolazioni fiscali, ad esempio portando in detrazione nella dichiarazione dei redditi il 19% dei canoni corrisposti nell’anno, entro il limite di massimo di 2.633 euro, con un rimborso fiscale di importo massimo di 500 euro all’anno.
Questi strumenti, tuttavia, non riescono a decollare. “Purtroppo – ci dice Simone Agutoli, coordinamento per il diritto allo studio dell’Udu – molto spesso al locatore conviene l’affitto ordinario, soprattutto se dispone di più stanze, possibilità che in alcuni accordi territoriali non è contemplata, essendo considerata per il canone solo la metratura. In alcuni casi, poi, i ribassi rispetto agli affitti ordinari di mercato sono eccessivi, vanno oltre il 40% e dunque poco convenienti per tanti proprietari”.
Proprio su questo aspetto si concentrano alcune proposte del Sunia. “Con la ripresa delle lezioni in presenza torna, per migliaia di studenti fuorisede, l’incubo della ricerca di un alloggio a canoni sostenibili. Le tradizionali criticità si ripresentano aggravate dalla crisi economica e sociale indotta dalla pandemia che coinvolge tante famiglie”, spiega Stefano Chiappelli, segretario generale dell’organizzazione. Che denuncia “un’offerta che, oltre a livelli di costi insostenibili per tanti, propone contratti del tutto anomali, con clausole vessatorie e con imposizione di speciali garanzie”.
È utile dunque puntare sugli affitti concordati, previsti dalla legge 431/1998. Secondo il Sunia serve, quindi, un forte rilancio della contrattazione e della rinegoziazione dei canoni concordati che favorirebbe anche una calmierazione degli affitti e porrebbe un freno all'evasione fiscale. Bisogna poi verificare l’effettivo utilizzo da parte degli enti locali dei 20 milioni di euro sul fondo di sostegno all’affitto previsti dalla legge 431/98 art.11.
È evidente, tuttavia, che la vera sfida è quella aumentare la disponibilità degli alloggi pubblici. E l’occasione, anche in questo caso, è data dal Pnrr, come sottolinea Chiappelli: “C’è uno stanziamento di 960 milioni di euro per le residenze universitarie. Con un obiettivo molto ambizioso: triplicare i posti letto per gli studenti fuorisede, portandoli da 40 mila circa a oltre 100 mila entro il 2026. Il governo è successivamente poi intervenuto con Dl 77/2021, innalzando la quota massima di cofinanziamento statale, dal 50 al 75% del costo totale dell’intervento”.
Una bella opportunità che potrebbe servire ad avvicinarci, anche in materia di diritto allo studio, al resto d’Europa. Tanto più urgente dunque che sindacati e organizzazioni di rappresentanza vengano chiamate a partecipare alla discussione sulle modalità con cui attuare il piano. Anche perché, conclude il segretario generale del Sunia, il Pnrr presenta, per come è stato formulato, “un’impostazione che lascia perplessi per il particolare e centrale ruolo affidato ai privati e ai possibili riflessi in materia di costi per i beneficiari e alla stessa natura degli insediamenti. Si pone quindi un problema serio di verifica e controllo dell’attuazione concreta della norma e di un utilizzo virtuoso e socialmente mirato, anche in rapporto alle esigenze e alle istanze dei reali destinatari degli alloggi”.