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Quella della casa è un’emergenza irrisolta, un fenomeno che nel nostro Paese è in crescita a causa dell’aumento della povertà e delle disuguaglianze, delle utenze domestiche e degli oneri condominiali, del mancato rifinanziamento del fondo di sostegno all’affitto e del fondo per la morosità incolpevole.
Risultato: dopo il parziale blocco dovuto alla pandemia, sono riprese le esecuzioni degli sfratti per morosità incolpevole, stimati tra i 130 mila e i 150 mila sulla base degli ultimi dati del Ministero dell'Interno, e quelle immobiliari sulla prima casa.
Carenze tra fondi e redditi
A denunciare la diffusa condizione di disagio abitativo sono la Cgil, il sindacato degli inquilini Sunia e l’Unione degli universitari, che oggi (18 luglio) hanno presentato un report che mette in fila tutte le componenti di un problema mai davvero affrontato.
“La legge di Bilancio ha anche abolito il reddito di cittadinanza – fanno notare Daniela Barbaresi, segretaria Cgil, Stefano Chiappelli del Sunia, e Simone Agutoli dell'Udu durante la presentazione dell'indagine -, che prevedeva una quota aggiuntiva per il pagamento del canone di locazione e adottato due strumenti diversi. Con la legge 85/2023 viene introdotto a partire dal 2024 l’assegno di inclusione, ma 500 nuclei e 800 mila persone in condizioni di povertà, attualmente beneficiari del reddito di cittadinanza resteranno senza sostegno, nonostante permangano ancora in una condizione di povertà e disagio”.
Universitari senza alloggi
È allarmante anche la situazione degli alloggi per universitari fuori sede che mette in discussione l’esigibilità del diritto allo studio di tanti ragazzi e ragazze. A fonte di 824 mila studenti fuori sede, nel 2022 i posti letto disponibili erano solo 40 mila: a conti fatti, solo il 4,9 per cento trova alloggio nelle residenze pubbliche o, comunque, convenzionate con gli enti pubblici per il diritto allo studio. Anche se con differenze territoriali sostanziali: si passa da un tasso di copertura dello 0,2 per cento dell’Abruzzo al 2,1 della Campania, al 3,1 del Veneto, al 14,6 della Calabria, fino al 17,8 per cento del Trentino-Alto Adige.
“Si tratta comunque di un livello di copertura insufficiente a rispondere alle esigenze abitative e ben inferiore rispetto agli altri Paesi europei – affermano Cgil, Sunia e Udu -. Le ragioni di queste differenze vanno ricercate nell’assenza di una strategia nazionale. Tutto è rimesso all’autonomia, all’intraprendenza e alla disponibilità economica degli enti, delle università e delle regioni”.
Il miraggio dei 60 mila posti letto
D’altra parte il Pnrr pone il target di una copertura minima del 20 per cento. Da qui l’obiettivo di realizzare almeno 60 mila posti letto entro il 2026, per il quale il Piano ha previsto una spesa complessiva di 960 milioni di euro. Dalla ricerca dell’Unione degli universitari “Diritto al profitto. Come sperperare i fondi del Pnrr”, emerge come siano stati realizzati al massimo 4.350 nuovi posti letto, nonostante la ministra Bernini avesse parlato della creazione di 8.500 posti letto. Alcuni alloggi erano infatti già operativi ed erano già occupati da universitari, altri si trovavano invece in fase di realizzazione, semplicemente sono stati censiti e la destinazione d’uso è stata vincolata, al fine di fare risultare raggiunto il target previsto.
Pnrr, occasione sprecata
“La ricerca denuncia inoltre come 210 milioni siano stati assegnati ai privati – si afferma nel report -, i quali applicano tariffe che possono arrivare a 900 euro al mese. È evidente come il Pnrr si stia rivelando un’occasione sprecata, non andando a favorire significativamente il diritto allo studio. Per queste ragioni, la Cgil e l’Udu hanno inviato una lettera alla Commissione europea, chiedendo ai funzionari di Bruxelles di prestare la massima attenzione su questo tema”.
Almeno 900 milioni per i fondi
Per fare fronte alle difficoltà in cui si trovano tantissime famiglie (sono in povertà assoluta circa 1,9 milioni di nuclei, ossia il 7,5 per cento del totale, e in povertà relativa l’11,1 per cento, in salita rispetto al 2020), le tre organizzazioni chiedono politiche e interventi strutturali. Innanzitutto, rifinanziare il fondo di sostegno per l’affitto e il fondo per la morosità incolpevole, oggi azzerati, per un valore di almeno 900 milioni di euro, e incrementare quello per gli studenti fuori sede, che dispone di soli 4 milioni di euro per quest’anno.
Le proposte
Inoltre, aumentare l’offerta di edilizia residenziale pubblica, attraverso un programma pluriennale con finanziamenti adeguati: da un monitoraggio del Sunia risulta che la percentuale di alloggi di edilizia pubblica assegnati in rapporto al numero di domande presentate presso i comuni risulta inferiore al 5 per cento in media, pur con notevoli differenze tra regioni e territori.
Tra le altre proposte, rivedere il regime fiscale legato alle locazioni, aprire un tavolo sul tema delle politiche della casa con i sindacati, effettuare un monitoraggio dei programmi vigenti, dare piena operatività all’osservatorio nazionale della condizione abitativa.