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"Abbiamo appreso con stupore e preoccupazione nella serata di ieri della pubblicazione in Gazzetta ufficiale del più volte preannunciato provvedimento che cambia le diciture presenti nella carta d’identità da un più generico 'genitori' allo specifico 'padre' e 'madre'. Pur trattandosi di una controriforma più volte annunciata, si sperava fino all’ultimo che si trattasse almeno soltanto dell’ennesima sparata propagandistica, nel quale l’attuale governo è specializzato". Lo afferma, in una nota l'Ufficio diritti della Cgil nazionale.
"Dobbiamo invece prendere atto che si è deciso di percorrere fino in fondo la strada dell’esclusione e della discriminazione più odiose", aggiunge il sindacato. Dopo "l’inverecondo sostegno istituzionale al convegno di Verona", nel quale si propagavano parole d’odio e contro il quale la società civile, i movimenti, le associazioni e la Cgil hanno dato vita a una bellissima giornata fatta di convegni in cui si declinava la parola diritti e di una festosa ed enorme manifestazione di piazza.
Dopo la calendarizzazione della discussione sul decreto Pillon che prende in considerazione, peraltro facendone strame, del modello familiare eteronormato come unico modello possibile (“tutte le altre schifezze non le voglio nemmeno sentir nominare” disse il senatore Fontana poco prima di diventare ministro della Famiglia), arriva adesso questo provvedimento, prosegue l'organizzazione, "che non solo cerca di precludere sviluppi futuri nel senso dell’ampliamento dei diritti familiari esistenti (a partire dalla nostra battaglia per la libera scelta del cognome dei e delle figlie) ma va a colpire con un’intollerabile discriminazione famiglie già esistenti e in particolare i bambini e le bambine figlie e figli di quei genitori".
A fronte infatti delle ormai numerosissime sentenze pronunciate dai tribunali italiani e delle trascrizioni spontaneamente effettuate dagli uffici anagrafici dei Comuni più illuminati, quelle famiglie già esistono e quei minori sono a tutti gli effetti figli di entrambi i genitori. Tranne, da adesso in poi, per il documento di identità nel quale arcaico schema giocoforza non potranno entrare: "Uno stigma che ricorda dolorosamente precedenti storici - per la Cgil -, un marchio impresso sulla pelle delle persone".
La confederazione sarà con tutti i mezzi a fianco delle famiglie, dei minori e di tutte le persone bersaglio di "questa orrenda discriminazione" e sosterrà con ogni mezzo la battaglia già annunciata di Famiglie Arcobaleno per chiedere ai tribunali amministrativi la cancellazione della nuova norma. La Cgil, insieme al suo Ufficio nuovi diritti, "promuoverà appositi momenti di lotta e riflessione sulle questioni in gioco e fa appello al sottosegretario alle Pari opportunità perché faccia emergere la finalità presente nel nome del suo dicastero impedendo che questa deriva possa essere percorsa fino alle estreme conseguenze".
Tag: Verona 30 marzo
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