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Otto persone si sono tolte la vita in carcere nelle prime due settimane del 2025. Inizia male questo nuovo anno, con un’emergenza suicidi che va da Nord a Sud e che non si è mai fermata. Queste morti infatti si aggiungono agli 88 casi del 2024, il numero più alto mai registrato.
Numeri record
E se nello scorso anno il sistema penitenziario ha registrato numerosi record negativi e drammatici, tanto che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di Capodanno si è scagliato contro le “condizioni inammissibili” nelle carceri italiane, affermando che “abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione”, con questo trend si rischia di raddoppiare i numeri del 2024.
L’iceberg del disagio
“Non è che la punta di un iceberg di una condizione di disagio e sofferenza presente in tutti gli istituti di pena italiani - afferma Mario Serio del collegio del Garante nazionale per i detenuti -. E non rileviamo alcun apprezzabile decremento del numero di detenuti in nessuno degli istituti che abbiamo ispezionato”.
Le persone ristrette in Italia hanno superato quota 62 mila, con un tasso di affollamento superiore al 132 per cento: questo vuol dire che a fronte di poco meno di 47 mila posti disponibili, oggi ci sono ben 16 mila detenuti senza un posto regolamentare.
Cause sistemiche
“Ma l'attenzione sul carcere è minima, nessuno si prende carico di questi problemi e le uniche politiche attive sono quelle che continuano a riempire spazi che ormai da tempo non ci sono più – afferma Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone -. Quasi 100 persone si sono suicidate in meno di 13 mesi, e al di là delle motivazioni individuali, dobbiamo andare alla ricerca di cause sistemiche, tra cui ce ne sono almeno due significative: da un lato il sovraffollamento, che trasforma le persone in numeri, dall’altro il modello di carcere proposto, con una chiusura in cella per 22 ore al giorno, che produce ripercussioni negative e aumenta i pensieri suicidari”.
Il caso Modena
Le situazioni al limite della sopravvivenza si trovano in tutta Italia, ma gli avvenimenti di questi giorni accendono un riflettore sulla casa circondariale Sant’Anna, a Modena, dove nelle ultime tre settimane si sono tolte la vita tre persone, l’ultima il 7 gennaio scorso: un detenuto si è suicidato inalando gas da una bomboletta.
Il sovraffollamento, 570 ristretti a fronte di una capienza di 372 posti, la carenza di personale nell'organico della polizia penitenziaria e nella parte infermieristica, l'esiguità di presenze di educatori, figure fondamentali nella gestione dei detenuti e per il sostegno anche psicologico rispetto alla prevenzione di atti di autolesionismo, tra le cause principali.