"La nostra solidarietà all'agente di polizia penitenziaria del carcere di Cassino (Frosinone) che sabato 16 febbraio è stato aggredito al rientro da una visita in infermeria. Il ripetersi di aggressioni di questo tipo richiama, se non fosse ancora evidente, l'urgenza di affrontare in modo organico le condizioni delle carceri nel Lazio, come ovunque nel Paese, in condizioni critiche". A dirlo è la Fp Cgil di Roma e Lazio, chiedendo si chiede "un immediato piano di assunzioni e contestualmente l'adozione di misure alternative alla reclusione, che includano adeguati percorsi di cura che assicurino, per scongiurare casi come questo, i detenuti con problemi psichiatrici tanto quanto consentano agli agenti di vigilare e svolgere il proprio dovere in sicurezza".
I detenuti nelle carceri del Lazio sono più di quanti dovrebbero essere, mentre "gli agenti in servizio sono troppo pochi. In un rapporto sproporzionato che amplifica le conseguenze: 1.000 agenti in meno e 1.000 detenuti in più. Oltre 100 i detenuti in più a Cassino (310 contro i 203 regolamentari), mentre, come nel resto delle carceri della regione, gli agenti in servizio sono meno del previsto". L'aggressione - spiega il sindacato - è avvenuta alle 22 circa di ieri sera: se fosse "accaduta qualche ora dopo, l'agente in servizio - uno solo per l'intero padiglione di tre piani - si sarebbe trovato da solo ad affrontare l'aggressione e non avrebbe ricevuto soccorso in breve tempo. Sovraffollamento e nessun investimento sul personale sono una combinazione esplosiva, episodi come questo si ripetono di continuo. Le condizioni di lavoro nelle carceri non sono sostenibili, senza contare che diretta conseguenza delle carenze e della difficoltà di lavorare in sicurezza, con maggiori carichi di lavoro, sono stress e burnout".