Il decreto ricostruzione del governo è inadeguato ad affrontare l’emergenza in corso nei Campi Flegrei. Questa la posizione espressa dalla Cgil Napoli e Campania, spiegando che la norma è “insufficiente e, per altri versi, assolutamente preoccupante sul piano sociale”.

A sostenerlo sono Nicola Ricci e Raffaele Paudice, rispettivamente segretario generale e componente della segreteria della Cgil Napoli e Campania, secondo i quali si tratta di “un provvedimento che non coglie la sostanza vera della situazione che si è creata e che si va ad aggravare nel comprensorio flegreo, con seri rischi per l'intera area metropolitana di Napoli”.

Le risorse destinate, scadenzate nel tempo, “sono assolutamente insufficienti per gli investimenti da mettere in campo per il recupero e la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati danneggiati dalle continue scosse. I frequenti sciami sismici che si sono verificati e si verificheranno, se non si prevedono interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria con l'urgenza del caso e la continuità necessaria, metteranno a dura prova la resistenza delle strutture, abitative e non, dell'area”.

Il decreto inoltre “non risponde in maniera adeguata all’emergenza che stanno vivendo le famiglie sfollate a seguito delle ultime scosse. Ad esse sono destinati contributi, limitati nel tempo, per una ricerca autonoma di nuova abitazione che oltre ad essere impensabile, dato il mercato degli affitti, è inaccettabile sul piano sociale che ha il sapore dell'ennesima gentrificazione prefigurando uno spopolamento del territorio che l'area flegrea e in particolare il centro storico di Pozzuoli già hanno vissuto alla metà degli anni '80 con effetti drammatici”.

“È necessario, invece - secondo la Cgil Napoli e Campania - che le famiglie in tempi ragionevoli ritornino nelle loro case e a tal fine vanno investite le risorse giuste per l'eliminazione degli ordini di sgombero e il ripristino dell'agibilità e abitabilità. Il decreto contiene anche la nomina di un commissario che, oggettivamente, con le scarse risorse disponibili e le stesse modalità del decreto, potrà fare ben poco se non, ancora una volta, espropriare gli enti e amministrazioni locali della podestà urbanistica”.

La convivenza con il sisma non riguarda solo gli edifici. “Quello che è a rischio è il mantenimento e lo sviluppo di un intero tessuto sociale. Occorre prestare attenzione e sostenere le attività produttive dal presente precario e dalle prospettive non certo rassicuranti, difendere le realtà locali nelle loro totalità. Garantire i diritti sociali, soprattutto quelli della salute evitando qualsiasi ridimensionamento delle prestazioni sanitarie pubbliche”.

Dopo anni di condoni e un uso sconsiderato del suolo, concludono i sindacalisti, “occorre mettere mano a un piano di interventi che consenta la permanenza sul territorio degli abitanti, delle attività produttive e della vita sociale, economica e culturale, attraverso controlli preventivi e costanti della stabilità degli edifici pubblici e privati con certificazioni e anche attraverso una manutenzione urbana e territoriale e continua”.

Il decreto, a nostro avviso, “non ha assolutamente questo respiro, sia per le risicate risorse, sia per visione limitata di una realtà complessa come quella dell'area dei Campi Flegrei anche sul piano sociale e non solo emergenziale”.