La Cgil siciliana promette battaglia. In una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina, 11 ottobre, a Palermo, annuncia – con le parole del suo segretario generale, Alfio Mannino – l’apertura di una fase di mobilitazione per ottenere risposte dal governo regionale. Sono tanti i punti critici messi all’ordine del giorno dal Quadrato Rosso. Alcuni davvero “insostenibili”. Dall’inadeguatezza del sistema sanitario, all’inefficienza della gestione dei rifiuti, dal problema dell’approvvigionamento idrico, ai diritti alla casa e all’istruzione non garantiti.

Come sempre la Cgil non si limita a stilare il cahier de doléance, ma rilancia proponendo un nuovo modello di sviluppo che inneschi processi di nuova occupazione e costruisca un futuro diverso, nel quale siano garantiti i diritti all’istruzione, al lavoro, alla salute, alla casa. “Vogliamo mettere in discussione il modello di regione che si sta delineando”, ha detto Alfio Mannino presentando la campagna di mobilitazione. “Oggi la Regione non programma, ma si limita a gestire la spesa pubblica per alimentare consenso e clientele”.

RENATO SCHIFANI, PRESIDENTE REGIONE SICILIA
RENATO SCHIFANI, PRESIDENTE REGIONE SICILIA
RENATO SCHIFANI, PRESIDENTE REGIONE SICILIA (IMAGOECONOMICA)

Cgil: “Cambiamo il futuro della Sicilia”

In un documento dal titolo “Cambiamo il futuro della Sicilia” il sindacato ipotizza una nuova Sicilia nell’area euromediterranea. La ricetta prevede politiche per una transizione ecologica socialmente sostenibile, per la tutela del suolo, per un nuovo modello energetico e industriale, per un’agricoltura di qualità. Un’attenzione rinnovata al patrimonio culturale, alla mobilità, attraverso lo sviluppo della rete stradale, autostradale e ferroviaria.

Dobbiamo rispondere all’inerzia della classe politica mobilitando le energie migliori della Sicilia”, ha sottolineato Mannino. Sul banco degli imputati il governo presieduto da Renato Schifani. “Un esecutivo – ha detto il segretario della Cgil – inefficiente e totalmente acquiescente rispetto alle scelte antimeridionaliste del governo nazionale, prima tra tutte quella sull’autonomia differenziata che contrasteremo fino alla sua cancellazione”. Al centro del documento il tema della legalità e la richiesta di convocare un’assemblea regionale “delle associazioni e dei soggetti che si spendono sul fronte di un’antimafia vera, concreta”.

In calendario dal 16 ottobre al 26 novembre manifestazioni in luoghi emblematici della Sicilia

Dal 16 ottobre al 26 novembre in luoghi emblematici della Sicilia ci saranno una serie di manifestazioni organizzate dalla Cgil, che punta a coinvolgere soggetti sociali e politici, realtà associative. Un fitto calendario di iniziative “con l’obiettivo – ha spiegato Mannino – di tenere accesi i riflettori sui problemi e lanciare le nostre proposte, che approfondiremo in occasione di ogni appuntamento e sulle quali auspichiamo si coaguli il più ampio consenso popolare, delle associazioni sindacali e della società civile, per dare una spallata all’inerzia di questo esecutivo regionale. Un progetto che dedichiamo alle giovani generazioni – ha sottolineato Mannino – che hanno il diritto di immaginare e potere costruire un futuro nella propria terra”.

Palermo, 4 ottobre, giovani palermitani in piazza per chiedere un futuro diverso: "il diritto di restare o di poter tornare" (Facebook Cgil Sicilia)

Eccolo il calendario degli appuntamenti della mobilitazione

16 ottobre a Enna sul tema della siccità. 6 novembre a Trapani sul tema dell’energia. 8 novembre a Catania sul diritto all’abitare. 9 novembre a Caltagirone sulla gestione dei rifiuti. 12 novembre a Messina sulle infrastrutture. 16 novembre a Ragusa sulla sanità. 19 novembre a Palermo sulla scuola. 22 novembre ad Agrigento sulla cultura. 26 novembre a Caltanissetta sulle politiche giovanili. Ultimo appuntamento, la data è ancora da definire, a Siracusa sull’industria.

Allarme sociale: Il 38,1% della popolazione siciliana è a rischio povertà

La fotografia sociale del territorio è sconfortante. Viene declinata in una trentina di pagine e ogni cifra rende più buio il quadro. Sono quasi 350 mila i siciliani emigrati negli ultimi 13 anni, soprattutto i più giovani. Il 38,1% della popolazione è a rischio povertà e il 43,5% a rischio anche di esclusione sociale. Il 74% di chi chiede aiuti alla Caritas è cittadino italiano. Il tasso di disoccupazione giovanile è del 31,2% contro la media nazionale del 16,7% e quella europea dell’11,2%, il tasso di disoccupazione femminile è del 20% e sono le donne per il 45% a impinguare le fila dei Neet, coloro che non studiano e non lavorano. In questo contesto le nuove assunzioni sono quasi tutte precarie, l’80% nel periodo aprile-giugno 2024. “L’autonomia differenziata – osserva Mannino – aggraverà questo quadro”.

Nel suo documento la Cgil parla di “governo regionale asservito al governo nazionale, di una maggioranza impegnata in lotte di potere per la spartizione dei posti di governo e di sottogoverno, mentre manca una visione prospettica per lo sviluppo della Sicilia”. Nel capitolo infrastrutture il sindacato descrive lo stato critico di ferrovie, strade e autostrade dove “molti dei restringimenti di corsia non sono cantieri aperti ma misure adottate come unica opzione possibile in alternativa alla chiusura finché non ci saranno le risorse per renderle adeguate”. La Cgil chiede che i 13,5 miliardi previsti per la realizzazione del Ponte sullo Stretto vengano impiegati per superare queste criticità “perché è necessario intervenire per rendere la mobilità dell’Isola una realtà e non un’avventura”.

Una lente di ingrandimento il sindacato la punta sull’adozione di strategie per contrastare il cambiamento climatico. “Un passo indispensabile”, lo definisce, contro la desertificazione, la siccità, a garanzia di diritti e benessere. In una regione dove nel 2022 si sono registrate perdite dalle reti idriche per il 51,6%, dove sono note le carenze del sistema e “le responsabilità politiche del governo regionale sono evidenti”. La Cgil fa l’elenco di quello che non è stato fatto. “Si conferma una Sicilia in balia delle correnti con un governo che inventa strategie più per distrarre l’opinione pubblica dai problemi che per risolverli”.